Tra le attenzioni con le quali navigo la blogosfera ecclesiale rientra anche quella quantitativa. Bene, non v'è dubbio che, entro le acque in cui mi muovo, i post sulla «correzione filiale» rivolta a papa Francesco «in ragione della propagazione di eresie» sono stati i più presenti negli scorsi giorni: hanno costituito il 30% di tutti quelli che ho potuto consultare tra sabato 24 e lunedì 26 settembre.
Del resto, essa nasce digitale: il luogo in cui la relativa lettera è reperibile, in sei lingue, è un moderno sito web ( tinyurl.com/y7g7q3e6 ), ed è per suo tramite che la si può, eventualmente, sottoscrivere. Il 60% dei siti che se ne sono occupati appartiene all'area che chiamo "antimoderna", e che considero quella più attiva, in Rete, nelle critiche al Papa. Il documento rende ragione di questa denominazione indicando «il modernismo» e «l'apparente influenza delle idee di Martin Lutero» sul Papa come le due cause della «crisi singolare» dalla quale esso dichiara di muovere.
Come annota Luigi Accattoli sul suo blog ( tinyurl.com/y759jbza ), ogni area si esprime con il linguaggio che le è familiare; i media, aggiungo io, lo riflettono nella misura in cui torna loro comodo per enfatizzare le polarizzazioni. Così nella comunicazione di questa iniziativa la parola "eresia" passa con altrettanta forza di quanta ne aveva, quando le critiche arrivavano da altre aree ad altri Papi, la parola "dissenso", anche se né l'una né l'altra appartengono al moderno vocabolario della Rete: qualcuno inventerà un "ereticon" (l'emoticon col quale bollare un post di eresia)? Sempre stando al linguaggio, tra i firmatari della lettera c'è chi sottolinea ( tinyurl.com/y7n3dcxl ) che la loro è una correzione «filiale» e non «formale» come quella evocata da tempo dal cardinal Burke. Ma a ben vedere, nel testo, «filiale» ritorna in riferimento alla «devozione» dei firmatari verso il Papa (2 volte), mentre quando si parla di «correzione» (4 volte) non compare alcun aggettivo che la qualifichi. In sintesi: ci vedo poco di «filiale».
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