Sul sito di "Aleteia" ( bit.ly/3QZXlDX ) si commenta brevemente un video attingendolo all'edizione portoghese, giacché è in Brasile che il video nasce e conosce una notevole popolarità. Mostra il bambino Gael che, con una croce tatuata sul collo, resiste alla richiesta della babysitter di «pulirsi» (si tratta di un tatuaggio temporaneo) prima di andare a messa, obiettando che «è il simbolo della messa… Il giorno in cui dobbiamo andare a messa mi chiedi di togliere il simbolo della messa dal collo?». Si deve alla mamma Taís Michel – che, attenzione, di mestiere fa la creatrice di contenuti digitali – la pubblicazione delle immagini, con tanto di sovrascritte, sui propri profili Instagram e TikTok. Non mi sono dato la pena di rincorrere, sui social brasiliani, il tenore della discussione: mi basta che il post di Ricardo Sanches lasci intendere l'inevitabile polarizzazione, con una sua inclinazione verso i favorevoli. In effetti si potrebbe apprezzare la semplice fede di Gael, che associa, correttamente, la croce alla messa. Si potrebbe anche notare che, se quella croce fosse appesa al collo anziché tatuata sopra di esso, nessuno gliela vorrebbe togliere. Dal fronte opposto, si potrebbe obiettare che l'intenzione con la quale il bambino ha ricevuto il tatuaggio, durante una festicciola, non poteva essere testimoniale. Per non dire della diffidenza che, nutrita di riferimenti anticotestamentari, circonda presso parte dell'infosfera ecclesiale i tatuaggi, a maggior ragione quando riproducono soggetti cristiani. Se tuttavia si guarda con attenzione il video ci si rende conto che l'episodio va commentato sul piano comunicativo piuttosto che su quello religioso. Il bambino appare abituato a fare scenette in favore di telecamera; gli adulti presenti, non inquadrati, ridono della performance, confermandolo nel suo innocente narcisismo; la madre, visto il mestiere che fa, conosce a sufficienza i meccanismi dei social da prevederne tanto il successo (al momento, 29 milioni di visualizzazioni su Instagram) quanto il vantaggio indiretto che ne avrebbe avuto, e del resto pubblica regolarmente le immagini del figlio senza alcuna preoccupazione di riservatezza. Se dunque Gael si guadagna l'applauso con il suo finale «Non ci capisco niente», a me viene da rispondergli: «Un giorno capirai, ma sarà troppo tardi».
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