venerdì 26 aprile 2013
Lo rivede. È nella piccola folla che scende qualche giorno dopo l'incontro con Erode. Giovanni lo nota tra coloro che calano verso il fiume.Cielo bianco compatto. Scendono muti verso l'argine. Il profeta ha già gridato. L'aria è stata frustata. Poi si è allargato il silenzio. Ora si sente solo il frusciare pigro delle acque, passi sui declivi d'erba. Scendono in fila verso il punto dove il profeta mormorando bagna la fronte di chi poi, rovesciandosi di spalle, si immerge. Gesù è un uomo in fila. I discepoli sono abituati a sentire Giovanni ruminare pezzi di Isaia. «Io faccio cessare ogni gemito. Per questo le mie reni tremano, mi hanno colto i dolori come di una partoriente; sono troppo sconvolto per udire, troppo sbigottito per vedere». Con la mano Giovanni raccoglie l'acqua nel palmo della mano. Disegnando un breve arco col braccio la versa sul capo chino di chi gli si presenta. Poi via, un altro. Giovanni non smette di mormorare, ha gli occhi accesi e ogni tanto tira su col naso, infastidito da polvere e insetti. «Smarrito è il mio cuore, la costernazione mi invade, il crepuscolo che ho desiderato…». A tratti i suoi gesti si fermano, sembra quasi sorpreso lui stesso dalle parole che pure ha ripetuto tante volte. Resta col gesto sospeso. Una lince che mira qualcosa lontano.
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