Un sogno, o piuttosto un incubo: nelle chiese si vietano i cellulari
mercoledì 10 gennaio 2018
Alle volte, per portare a termine il mio quotidiano sguardo sull'informazione ecclesiale digitale, mi attardo davanti al computer, con qualche conseguenza sulla qualità del mio sonno. Ad esempio la scorsa notte, dopo che avevo letto del sacerdote ligure che ha fatto intonare Azzurro alla fine della messa dell'Epifania per festeggiare Celentano ( tinyurl.com/y7t5pf9d ), ho sognato che, entrato in chiesa per la Messa domenicale, durante il canto d'inizio passavano tra i banchi alcuni incaricati con delle ceste. Subito ho pensato che l'offertorio fosse stato spostato, in quella comunità, all'inizio della liturgia, anche se non ne vedevo il motivo. Ma poi mi sono accorto che nelle ceste i fedeli posavano i loro telefoni cellulari.
Ho creduto allora che fosse un sistema drastico per scongiurare che qualche suoneria dimenticata accesa squillasse durante la liturgia, ma un avviso posto nella bacheca accanto all'acquasantiera e due chiacchiere con il vicino di banco mi hanno schiarito le idee. Tutto era nato da quando, a motivo di vari casi finiti sui giornali, era diventata una moda postare in Rete riprese di qualche Messa e così esporre i celebranti, gli altri ministri e i ministranti e persino il coro alle più varie censure: chi ne criticava il rigorismo, chi il lassismo, chi la cultura biblica, chi la fedeltà alle rubriche, chi lo sfarzo degli arredi e delle suppellettili, chi la modestia dei paramenti, chi l'esecuzione dei canti... Allora quasi ogni vescovo aveva disposto in tutte le chiese della propria diocesi il divieto di filmare la Messa senza una sua espressa autorizzazione, ma per scongiurare il rischio che qualcuno contravvenisse alla norma l'unico sistema era – come a scuola o in occasione dei concorsi pubblici – obbligare i fedeli alla consegna del proprio smartphone.
È stato solo un sogno (in effetti, un incubo). Anche in questo caso, come in quello recente di Torino già commentato in questa rubrica, l'autore si è reso conto di aver messo in difficoltà il sacerdote e ha rimosso il video. Ha fatto bene.
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