sabato 7 luglio 2018
Era il luglio del 2016 quando Michela Onida, una mamma di Vada – in provincia di Livorno – "dimenticava" in auto sua figlia Gaia, 17 mesi di vita. Era convinta di averla affidata alle educatrici del nido, prima di accompagnare a scuola la figlia più grande e di recarsi al lavoro. Ma quella mattina non l'aveva fatto. Un'amnesia fatale per la piccola Gaia.
Dopo quella tragedia, Michela e suo marito Stefano, insieme ad alcuni amici, hanno fondato un'associazione dedicata alla loro figlia, morta per ipertermia. Hanno studiato a lungo il fenomeno delle amnesie dissociative che, purtroppo, in modo ricorrente coinvolgono genitori stressati dalle incombenze quotidiane, fisicamente ma non mentalmente presenti in un luogo perché già proiettati verso la tappa successiva.
Hanno bussato alla porta di programmatori informatici. E così è nato il progetto «Ok ci sei», sperimentato in una scuola materna e in un asilo nido di Rosignano Solvay, in provincia di Livorno, e ora sviluppato da due laboratori del polo tecnologico di Navacchio (Pisa). Come funziona «Ok ci sei»? Un sistema Nfc (Near Field Communication) segnala al registro elettronico l'arrivo dei bambini. In caso di loro assenza, tra le 9.30 e le 10, il software farà partire un alert automatico sui cellulari di entrambi i genitori, dei nonni o di altri parenti collegati al sistema. Se due anni fa quel software fosse già stato sperimentato, Gaia sarebbe oggi salva. E come lei anche altri bambini dimenticati in auto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI