Da quando racconto qui della Chiesa digitale non mi era ancora capitato di veder nascere un blog. Mi è successo l'altro ieri, grazie al fatto che il blogger è un "amico" procuratomi su Facebook da questa rubrica. Il neonato si chiama "Lungo il mare di Galilea. Incontri (s)connessi con donne e uomini mediali" ( tinyurl.com/zlx5gsv ) e lo tiene don Rosario Rosarno, giovane prete della diocesi di Oppido Mamertina Palmi che coltiva un'evidente passione per la comunicazione pastorale. Il post d'esordio è programmatico, come si conviene: promette di "rompere" (equilibri, silenzi, schemi, distanze) per "connettere".
Molto di più si intuisce di come questo sacerdote intende stare in Rete leggendo il particolare "Te Deum" social che ha pubblicato su Facebook a fine 2015 e ripubblicato a fine 2016. Dei molti «grazie» della prima parte sottolineo quello «per tutti i post che ho letto, alcuni gioiosi e divertenti, altri tristi, altri ancora pieni di noia o di nostalgia. Mi hanno aiutato a dialogare meglio con le persone face-to-face». Ed ecco il resto: «Ti chiedo perdono per tutti i post inutili o potenzialmente offensivi che ho scritto. Anche se li posso eliminare dalla bacheca, sicuramente avranno lasciato ferite nel cuore. Ti chiedo perdono per tutto il tempo perso a leggere le cose-degli-altri al posto di fare qualcosa-per-gli-altri. Ti chiedo perdono per tutti i giudizi leggeri o pesanti che ho fatto nello sbirciare sulle bacheche di chi mi è antipatico. Per l'anno che viene ispira tutte le mie buone intenzioni di vivere cristianamente su Fb. Fa che siano utili, o Signore, per la salvezza mia e di tutti i miei "amici" e "amici di amici". Aiutami a sentirli "miei prossimi". Amen».
Mi piace. Perché aggiunge molto alle tante riflessioni che ci stiamo scambiando su quel che di buono possono fare i cristiani in Rete, specie a fronte del prevalere, anche intraecclesiale, di atteggiamenti aggressivi e del "discorso dell'odio". Ecco, qualcosa di buono che i cristiani possono fare anche sul web. E pregare, come "don Ros".
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: