Milano, 2007 – «Da ragazza, se mi piaceva un fiore, avrei voluto addirittura mangiarlo». In una stanza d'ospedale mi imbatto nel Diario e nelle Lettere di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz. Sorrido: anch' io, da bambina, trovavo le rose così belle che le avrei mangiate.Ma nell' Olanda occupata dai nazisti, mentre i suoi amici vengono deportati, Etty attraversa una straordinaria metamorfosi: «Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c'è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri». Quale misteriosa strada si è aperta in una ragazza vivace, libera, quasi sorella delle adolescenti degli anni 70? (Il passo della Carità nella Lettera ai Corinzi induce lei, ebrea, a inginocchiarsi, in un gesto che non le è stato tramandato).La storia erompe, tragica. Etty accompagna al treno un amico che parte per il nulla. In una notte come questa – scrive – bisognerebbe solo inginocchiarsi e pregare. Infine è il suo treno, a partire: «Ho aperto a caso la Bibbia: "Il Signore è il mio baluardo"».Una sorella più grande: una che da ragazza, vorace di bellezza, voleva mangiarsi i fiori. Un giorno ha scoperto in fondo a sé un pozzo; e avidamente ne ha bevuto l'acqua viva.
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