martedì 7 gennaio 2020
La letterina era assieme a quelle dei suoi compagni di classe: fanno tutti le elementari alla periferia di Chiavari, in Liguria e si preparano alla Prima Comunione. Cinzia, la loro giovane catechista, ha parlato loro del Niger, del Sahel e dell'Africa perché sia aprano all'altro mondo. C'è lo scritto di Andrea col disegno di un grande cuore colorato di rosso che si chiede come aiutare i bambini poveri dell'Africa. Segue la letterina di Lorenzo che si domanda come sono mai le case dei poveri e disegna in alto i grattacieli "dell'america" e sotto, separate da una frontiera, tre piccole case allineate "dell'africa", America e Africa sono da lui scritte in lettere minuscole. Termina la sua lettera domandandosi dove mai troveranno il cibo da mangiare. Quanto a Noemi, dello stesso gruppo di bimbi, chiede come stanno i bambini bisognosi. Ricorda che, nel corso della lezione, avevano ascoltato le Beatitudini e che una di queste affermava che i poveri sono "beati". Termina il messaggio chiedendo notizie del confratello rapito con l'augurio che venga presto ritrovato. C'è, infine, la letterina di Marica. Domanda in che cosa consiste la missione qui e se è vero che in Africa aiutiamo i poveri. Dopo il suo ciao si trovano tre mondi disegnati sotto forma di volti, ognuno dei quali porta sopra una scritta. Il mondo Povero, con la bocca triste, che chiede aiuto. C'è accanto il mondo Ricco, visivamente disturbato, che commenta: guarda quel poveraccio. E infine, sotto i due mondi citati, c'è il terzo, che Marica chiama il "mondo Medio" che, solo tra i tre, alberga un sorriso.
Il mondo Medio, così definito da Marica nella sua lettera, è il mondo da inventare nell'anno che è appena cominciato. Un compito apparentemente fallito in partenza, viste le condizioni e il contesto nel quale si è venuto a trovare il nostro Sahel. Un mondo Medio che si potrebbe apparentare a quello di Utopia, di Thomas Moore, a sua volta nato per contestare il disordine esistente in quel momento. Non si tratta del progetto della cosiddetta Terza Via che, strada facendo, ha perduto ogni credibile ragione d'essere, quanto di un mondo da creare, inventare, sperimentare e tentare. Né poveri né ricchi, lascia intravvedere il disegno di Marica che, anche nel nome attribuito al suo mondo, lascia spazio sufficiente a quella fantasia che solo i bambini lasciano libera di migrare. Certo, gli scritti citati, alcuni tra i tanti ricevuti, non danno indicazioni di metodo e di strategia per disegnare questo nuovo mondo chiamato, per felice intuizione, Medio. C'è però una precondizione posta all'inizio del cantiere di lavoro. Si tratta dello sguardo che potremmo definire "rovesciato" sulla realtà dei mondi che ne determinano la nostra lettura. Denaturalizzare la povertà o la miseria implica, proprio come ha ingenuamente fatto Marica, mettere in relazione il mondo povero e il mondo ricco. Uno non sta senza l'altro e uno esiste perché c'è l'altro. Marica, coi suoi 9 anni di età, ha disegnato l'essenziale perché i bimbi vanno per intuizioni. Essi sanno bene che il mondo Medio è quello del possibile, l'unico reale, frutto della fantasia e dell'utopia che accompagna i sogni di un mondo altro. In un'altra lettera, mandata per mail dai genitori, Giorgia scrive testualmente che darà più della metà del suo salvadanaio per coloro che, come lei, hanno diritto di mangiare e andare a scuola. Cose da bambini o cose da grandi eppure cose dell'altro mondo, cose da mondo Medio. Perché il mondo Medio in gestazione, prima denaturalizza la povertà, poi accusa la ricchezza e infine insinua la solidarietà. Lei, Andrea, Lorenzo, Noemi o Marica non sanno bene quanto accade nel Sahel. Difficilmente potrebbero capire le connessioni politiche e le complicità che hanno facilitato il processo che si sviluppa ormai da anni in questo spazio così provato dai cambiamenti climatici e demografici. Proprio per questo, Marica e gli altri, senza volerlo, hanno disegnato un mondo nuovo, un mondo Medio, un mondo speciale, da inventare ogni giorno.
Niamey, gennaio 2020
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