domenica 19 maggio 2013
Qui ora è tutto buio. Giovanni il Battista prega a labbra quasi ferme. La prigione dove lo hanno gettato a Macheronte è senz'aria. Ci sono i respiri morti di tanti condannati. Gente che ha lasciato qui sputi, pozze di vomito, escrementi. Mentre lo portavano nella sua cella, ha visto nelle altre mucchi d'ombra addossati alle pareti. Il viso di uno si è sollevato come un ratto bianco sulla spalla mentre era accasciato, ha ringhiato una bestemmia.Ora il profeta mormora con le labbra secche.Il Tetrarca ieri è sceso a vederlo. Giovanni ha visto la sua faccia appoggiarsi alle grate mentre un soldato alzava una fiaccola. Gli era sembrato un grande frutto morto, gonfio. Aveva lasciato cadere un ghigno: «Giovanni… Giovanni… Dicevi tante cose giuste per il tuo popolo… Hai voluto esagerare… Un po' di riposo qui ti farà bene…». Ed era svanito nel volgersi della fiamma e nel risuonare di passi in quei cunicoli. Dopo il viso di Erode ne appare tra le sbarre un altro. È di un uomo anziano, una cicatrice gli traversa l'occhio sinistro. Si sofferma un istante. È Cuza, il vecchio amministratore. Sua moglie Giovanna gli ha parlato spesso del profeta del Giordano e di Gesù. Lo guarda. E senza che il Tetrarca possa sentire bisbiglia: «Giovanni, mia moglie prega per te». Sorride, incerto. Poi svanisce.
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