Condivido la convinzione, argomentata spesso da Lugi Accattoli, che anche nel nostro tempo e anche in Rete si possano raccontare parabole. È certamente tale quella che “Aleteia” ha appena rilanciato sulla sua edizione italiana ( bit.ly/3muzHSZ ), traducendo dall'edizione statunitense un post di qualche mese fa di Francisco Vêneto. Il bello è che questa parabola è dentro un'immagine: uno scatto in bianco e nero, realizzato dal fotografo professionista Tancrède Dumas nel 1889 e intitolata: “Uomo cieco che porta sulle spalla un uomo paralizzato”. «Circola sui social media», ci dice Vêneto, e in effetti, utilizzando la funzione con la quale Google ricerca le immagini, trovo qualche centinaio di ricorrenze, localizzate in mezzo mondo e distribuite su un arco di tempo che rimonta fino al 2009; la fotografia originale è custodita presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ( bit.ly/3mOWj0L ). L'autore del post fa anche sintesi di ciò che la Rete, con piccole variazioni, riporta dei due protagonisti. Si narra dunque che l'uomo privo della vista si chiamava Muhammad ed era musulmano; quello privo dell'uso degli arti si chiamava Samir ed era cristiano. «Entrambi erano orfani, condividevano la stessa misera abitazione e hanno sempre vissuto insieme», a Damasco. «Senza la luce degli occhi di Samir, Muhammad non riusciva a districarsi nel labirinto di stradine» della città siriana, «mentre il paralizzato Samir non poteva andare da nessuna parte senza i piedi di Muhammad. Uno dipendeva dall'altro», tanto che Muhammad, sopraffatto dal dolore, è sopravvissuto a Samir per una sola settimana. La foto è autentica, mentre non sappiamo (lo ricorda lo stesso Vêneto) quanto di invenzione e quanto di realtà ci sia in questi racconti. Certo, la parabola di due persone disabili e di diversa fede che si mettono, totalmente, l'una a servizio dell'altra ha molto da insegnarci.
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