Si è concluso ieri il “Diario da Gerusalemme 2023” che don Luca Mazzinghi, noto e stimato biblista nonché parroco di San Romolo a Bivigliano (Firenze), ha inviato ogni sera ai suoi fedeli, attraverso il sito della parrocchia (tinyurl.com/y9huyvyr ), a partire dal 3 ottobre, inizio di un suo breve soggiorno di studio presso l’École biblique. Sulla già forte peculiarità di queste pagine, nelle quali l’autore immette cultura biblica e storica, conoscenza dei luoghi, sensibilità ecumenica e interreligiosa, si è innestato dal 7 ottobre l’incendio, appiccato da Hamas, della nuova guerra israelo-palestinese. Anche per questo “Re-blog” (tinyurl.com/4umcsh6z ) ne ha ripreso vari stralci. Qui mi limiterò a tre brevissimi estratti.
La pagina dell’8 ottobre descrive una Gerusalemme «tranquilla»: chiusi i negozi del suq, «pochissima gente in giro e solo qualche pellegrino al Sepolcro. Comunque si gira senza restrizioni particolari e non si notano tensioni in città; il pericolo qui non sono i missili: neppure Hamas è così folle da lanciare i missili su luoghi sacri all’islam e su una popolazione – quella della città vecchia – in larga parte musulmana».
Il 21 ottobre Mazzinghi riflette sul nome di Gerusalemme, «città della pace» che da secoli vive «divisioni e guerre». I rabbini del tempo di Cristo «già osservavano che in ebraico Yerushalaim non è né singolare né plurale; è una forma grammaticale tipica della lingua ebraica, il duale, che si usa solo quando si parla di due realtà». Dunque «ci sono due città di Gerusalemme: la Gerusalemme di questo mondo, quella reale nella quale adesso mi trovo, e la Gerusalemme del mondo a venire, quella ideale che Dio ci farà abitare nel futuro», non distinte ma «l’una dentro l’altra».
Il 7 novembre prima porta gli esempi di giornata di quel che accade «quando parla l’odio»; poi parla del Tempio distrutto dai romani nel 70 d.C, della moschea di Omar che è sorta al suo posto e del suo duplice rivaleggiare con ebraismo e cristianesimo; in ultimo Mazzinghi offre una citazione dal libro dei Proverbi, oggetto del suo studio (l’ha fatto ogni giorno): «Chi semina il male raccoglie disgrazia / e il bastone con cui sfoga la sua collera svanirà. / Chi ha l’occhio benevolo, lui sarà benedetto / perché ha donato il suo pane a chi è bisognoso» (22,8-9).
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