mercoledì 27 marzo 2013
Dolomiti ampezzane, 2011 - Sulle Tofane non c'è una nuvola. Nel cielo perfettamente blu il sole di luglio, altissimo, acceca e scotta. Dal rifugio Lagazuoi lo sguardo abbraccia l'assise di regine di pietra. Picchi gotici, protuberanze giurassiche, ferite nere di crepacci, dove nemmeno questo sole s'avventura.Sul sentiero i figli procedono davanti a me, e con un passo, mi dico fiera, più certo del mio. Hanno 19, 16, 14 anni: già così lontano il tempo in cui li conducevo, esitanti, per mano. Le macchie dei rododendri, e il profondo blu delle genziane. Lo splendore del mezzogiorno mi ammutolisce come quando, bambina, dalla valle contemplavo al tramonto queste vecchie sorelle – e mi sembrava che mi guardassero, buone. Nell'aria immobile, impercettibili crepitii di roccia che si spacca; e echi di voci lontane. Nel gran sole il mio sguardo si ferma sulle fessure nere degli abissi. Penso a mio padre, a mia madre, a mia sorella, che mi portavano, da piccola, fra queste cime. Nel vertice dell'estate, nel passo agile dei figli, la morte tuttavia così ineludibile e presente. Un crocefisso annerito dal tempo, spaccato dal sole e dal gelo, mi si para davanti. Lo riconosco come sola speranza, solo volto salvo dal tempo che passa, e dal buio, che s'annida nelle ferite delle Tofane.
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