La conquista di un ritmo umano per la vita non avviene di colpo, né si ottiene con ricette da quattro soldi. Anche qui ci troviamo davanti a un cammino di trasformazione che ognuno deve fare e che ci richiede verità, apprendimento e rinuncia. La prima rinuncia è all'ossessione di onnipotenza. Serve il coraggio di cogliere e accettare i limiti, di chiedere aiuto più e più volte, e di dire "per oggi basta" senza essere martellati da sensi di colpa. L'insicurezza provocata dalla velocità a cui si sacrifica tutto ci induce ad aver paura di spegnere la luce o di mettere via le carte per continuare domani.
E abbiamo bisogno, per un altro verso, di imparare a pianificare con saggezza la routine quotidiana, gerarchizzando le attività e concentrando meglio il nostro impegno. Dobbiamo realmente imparare a razionalizzare e a semplificare, soprattutto i lavori che si possono prevedere o quelli ripetitivi. E in questo modo recuperare del tempo per riscoprire quelle attività essenziali cui ci fanno accedere solo la lentezza e il silenzio. Sono così belli certi istanti di raccoglimento, di preghiera e di pausa in cui il nostro sguardo o il nostro passo si dislocano senza una ragione, in una gratuità che, non appena è riaccesa, subito scintilla. Lì cogliamo il senso cui rinviano i versi di Mariangela Gualtieri: «Ogni frutto stringe il seme come giurando./ (…) C'è solo vita/ niente altro. Solo vita».
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: