Rigiro tra le mani una foto di Enzo Totti, per il popolo di Roma, lo “Sceriffo”. Una foto tenera, quella di papà Enzo che tiene in braccio il suo Francesco, un'estate di tanto tempo fa. Se ne è andato Enzo, anche lui si è dovuto arrendere, a 76 anni, a questa bestia nera del Coronavirus. Dietro a un grande campione c'è sempre un grande genitore. Ed Enzo non era grande e grosso solo di stazza, era «una persona per bene», e questo è il più bel complimento che possa ricevere un uomo, specialmente in vita. Lo rispettavano anche i laziali, così come rispettano il suo “Pupone”, perché Enzo Totti era l'espressione di una Roma genuina, cesarona, ormai in via di estinzione. Un padre e un nonno presente: in passato sugli spalti a seguire le partite del figlio Francesco, e fino a ieri, nonno e spettatore discreto di quelle del nipote Cristian. Sempre un passo indietro, rispetto ai superbi padri-patron, quelli che pensano davvero che il loro pupillo sia il più forte di tutti, perfino di Francesco Totti. Papà Enzo, anche quando era diventato Totti per farlo rimanere con i piedi per terra lo punzecchiava affettuoso: «A Francè, tuo fratello è molto più forte». Scampoli di umiltà che si ritrovano nel docufilm di Alex Infascelli Mi chiamo Francesco Totti. Ieri alla proiezione papà Enzo avrebbe avuto un posto in prima fila affianco a Francesco, assente anche lui, e costretto a ricordare «i dieci giorni più brutti della mia vita, sapendo papà che eri solo a lottare contro il male». Un male sempre più oscuro, che ha colpito, sia pure in forma lieve, Valentino Rossi e Federica Pellegrini. Colpisce anche l'originalità del copia e incolla dei quotidiani, che quasi tutti hanno titolato: «Rabbia Vale, lacrime Fede». Il Covid fa piangere e non fa sconti neppure a Cristiano Ronaldo, che però rivolando dal Portogallo a Torino ha dribblato il protocollo sanitario. Ripreso ha reagito da duro. Quasi come Zlatan il terribile, Ibrahimovic, che, superata la quarantena, ha proclamato: «Coronavirus ti spezzo in due». Ma c'è poco da scherzare con questo morbo, anche del pallone, specie quando in campo entra la Asl e decide, come nel caso del Napoli, che non si può giocare. D'ora in avanti chi deciderà cosa? «Mi aspetto che la giustizia sportiva decida in saggezza. Potrebbe fare giurisprudenza», auspicava il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, alla vigilia del verdetto del giudice sportivo che ha confermato: «Juventus-Napoli 3-0 a tavolino». Al di là dei giudizi “Travagliati” su Andrea Agnelli, il presidente della Juve se voleva “punire” De Laurentiis avrebbe dovuto dirgli: «Noi a Napoli con due calciatori positivi saremmo venuti a giocare...(citazione autentica)... e quindi giochiamocela lo stesso quando volete (citazione inventata)». Per restare in tema di presidenti, i fantastici musici-teatranti dei Jazz Glazz (Aldo Bertuzzi e Roberto Pierucci) segnalano che nei giorni della visita di papa Francesco ad Assisi, la contestazione dei tifosi del Perugia – retrocesso in C – si è manifestata con scritte sui muri umbri inneggianti al «Vattene Santopadre!». Nulla contro il Papa: Santopadre (Massimiliano) è il presidente non più gradito dai tifosi del Perugia.
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