Erano tre amici speciali. Ne ho conosciuti due: David Maria Turoldo ed Ernesto Cardenal; per il terzo, Thomas Merton ho avuto emozionata ammirazione. Avevano in comune una scrittura di fede, socialmente impegnata, ma anche una pagina comunicativa che si lasciava trasparire. Amo «Le acque di Siloe» dell'intellettuale comunista americano diventato monaco trappista, Merton, così come la sua cernita dei detti dei padri del deserto. Morì fulminato da un ventilatore elettrico in Thailandia, nel '68 e non pochi monaci dubitarono di quella giustificazione ufficiale. Cardenal, in difficoltà con la sua Chiesa cattolica per essere stato ministro della cultura, nel governo Ortega, si allontanò da lui quando la rivoluzione sandinista perse lo smalto iniziale. Fu inquisito ingiustamente e l'isola dove viveva la sua comunità fu persino bombardata. Lo incontrai a Firenze, dove rappresentai teatralmente un suo poema tradotto da Turoldo. Altri incontri promossi a Milano e Roma per cercare di contenere i suoi ex amici in Nicaragua. Ora è candidato al Nobel che, per certe ragioni,credo, non gli assegneranno mai. Al funerale di Turoldo, nella chiesa di San Carlo in Milano, il cardinale Martini gli chiese «scusa per quando non siamo riusciti a comprenderti». Era l'inizio del '92.
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