Ci stiamo complicando la vita, anche a tavola. Solo ieri due notizie parlavano di sovrastrutture alimentari. Come gli 8 programmi di ricerca sulla fragola, in capo al Crea di Forlì, perché s'è scoperto (eureka! Ma ci voleva così tanto?) che i frutti che arrivano sul mercato sono grossi e insapori. E allora si ricorre alla scienza per cercare varietà che siano più dolci, profumate… e resistenti. Ma la natura cosa ci ha dato fino a oggi? In nome della "resistenza", che poi ha una diretta esigenza commerciale, s'è rinunciato al gusto, salvo correre ai ripari con studi e ricerche dalla Sicilia al Trentino per arrivare a una copia di ciò che ricordavamo quand'eravamo bambini.
L'altra notizia allarmante è quella sui dolcificanti sostitutivi dello zucchero: avrebbero controindicazioni giacché su di loro pende l'accusa di alterare il metabolismo. E noi, che pensavamo d'aver risolto tutto con un altro prodotto della scienza, dobbiamo ricominciare daccapo. Lo stesso vale per le bibite, che avranno anche caffeina zero, ma sempre bibite dolci rimangono. Che dire? Sono i problemi dei giorni nostri, di un'era dove tutto si è complicato in nome di una falsa leggerezza. E anche la "grande" cucina diventa a modo sua barocca, quando è il risultato di una somma di ingredienti che nel piatto offrono sfumature impercettibili: elucubrazioni di cuochi che pretendono di servirci una cucina d'artista.
Oggi pomeriggio a Recco si celebra un premio che è stato fortemente voluto da Gianni Carbone, che ci ha lasciati a inizio anno. È il premio Giovanni Rebora, uno storico che teorizzava la lettura dei fatti minimi come chiave per capire il mondo. Anche la cucina. Il premiato di questa edizione sarà Enzo Bianchi, autore di quel Pane di ieri (Einaudi) che ha tratteggiato perfettamente una civiltà, quella del dopoguerra, legata obtorto collo alla semplicità e all'essenzialità. Anche Adriana Ghiozzi, 85 anni, l'altro giorno a Fidenza mi ha ricordato quel libro, mentre assaggiavo i tortelli ripieni di ricotta ed erbette, perfetti, ai quali il direttore della Gazzetta di Parma domenica ha dedicato l'editoriale.
Ma è semplice anche la focaccia di Recco, ripiena di formaggio morbido e fragrante all'esterno, così come il gelato alla fragola di Bepi di Padova, forse la miglior gelateria d'Italia, che lavora ancora solo con latte, zucchero, panna fresca e frutti di stagione. Be', dopo tante stelle e cuochi d'artificio, dopo complicazioni e autoconvinzioni, vuoi vedere che è tornata di moda la semplicità, quella che ancora, con stupore, ci insegnano i nostri vecchi? Teniamoceli stretti, perché siamo noi che rischiamo di perdere il senso dell'orientamento.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: