Questa volta giochiamo d'anticipo sulla messa in onda. Del resto lo fa anche la Rai presentando al Prix Italia a Capri la prima puntata della seconda serie della fiction poliziesca I bastardi di Pizzofalcone, anticipandola poi di una settimana, lunedì su Raiplay, rispetto alla normale programmazione prevista per l'8 ottobre su Rai 1. Come si ricorderà, si tratta di una trasposizione della saga letteraria dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni che narra le vicende umane di alcuni poliziotti dell'immaginario commissariato partenopeo di Pizzofalcone allontanati da altri uffici per motivi disciplinari. Tra questi l'ispettore Loiacono interpretato da Alessandro Gassman. Come ancora si ricorderà, ci furono polemiche per una concessione un po' troppo ideologica a certe tematiche come l'omosessualità con situazioni anche molte esplicite che tra l'altro ben poco aggiungevano alla forza di un racconto che si basa pur sempre sulla risoluzione dei casi di omicidio e sulla psicologia di personaggi più abili nel lavoro che nella vita privata. Va detto che in questa prima puntata della seconda stagione, con l'arrivo di Alessandro D'Alatri alla regia al posto di Carlo Carlei, la mano appare più leggera, anche nel riproporre le coppie, compresa quella delle due donne: l'agente Alessandra (Alex) Di Nardo e la dottoressa della scientifica Rosaria Martone. D'Alatri, che debutta così nella serialità televisiva, sembra puntare di più sullo scavo psicologico, favorito in questa prima circostanza da un tema come quello della maternità, affrontato sotto diverse sfaccettature. Compresa, se così si può dire, la maternità paterna (o la paternità materna) del poliziotto che trova una bambina di pochi giorni abbandonata accanto a un cassonetto dell'immondizia. Ma c'è anche la maternità impossibile, quella imprevista e quella strumentale. Il tutto sostenuto dal racconto delle indagini fino alla scoperta dell'assassino che, ovviamente, ha ucciso una madre. Con la nuova regia aumenta anche il ruolo di Napoli, non solo come cartolina a fare da sfondo (anche se sono ancora troppe le terrazze vista mare), ma anche come città che sta vivendo un momento di rinascita culturale e la cui storica multiculturalità, per usare le parole del regista, «la rende una perla di umanità». Per il resto, aspettiamo le altre cinque puntate.
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