Torna la «Sant'Orsola» di Scarlatti, capolavoro dello spirito barocco
domenica 17 giugno 2007
«Elegante, profondo e originale». Così l'insigne storico e critico inglese Charles Burney definiva, Alessandro Scarlatti (1660-1725), siciliano d'origine ma fautore della gloria di quella celebrata scuola napoletana che sarebbe poi fiorita in pieno XVII secolo. Il compositore rappresentò una sorgente d'ispirazione inesauribile per eminenti musicisti come il figlio Domenico e, in modo particolare, per i vari Durante, Vinci, Leo, Porpora e Pergolesi. Conosciuto soprattutto per la produzione melodrammatica (che conterà alla fine più di sessanta titoli), per le circa settecento cantate da camera profane e per poche ma pregevoli pagine strumentali (su tutte i Concerti grossi), l'artista si confrontò con assiduità anche con il repertorio di carattere sacro, che comprende messe, mottetti e soprattutto oratori (almeno trentacinque di sicura attribuzione). Proprio grazie a quest'ultimo filone Alessandro Scarlatti si è trovato recentemente al centro di un tenace lavoro da parte di studiosi e interpreti, che sfocia ogni anno in preziose edizioni critiche e incisioni discografiche. L'ultima in ordine di tempo è stata realizzata dall'ensemble francese Le Concert de l'Hostel Dieu diretto da Franck-Emmanuel Comte e riguarda Il martirio di Sant'Orsola (cd pubblicato da Ligia e distribuito da Jupiter), un oratorio scritto con ogni probabilità a Roma negli anni compresi tra il 1695 e il 1700. Il libretto è incentrato sulla storia della figlia di un re bretone, Orsola appunto, promessa sposa a un principe pagano. Lei, votatasi segretamente al Signore, ottiene un periodo di riflessione e inizia a peregrinare per l'Europa. Ma quando arriva presso la città di Colonia si imbatte nell'esercito unno di Attila, che passa a fil di spada la vergine insieme con le sue ancelle (undicimila, secondo la leggenda). Una vicenda dalle tinte forti che, tra fede e poesia, permette a Scarlatti, maestro del contrappunto e profondo conoscitore della retorica degli affetti, di mettere a frutto il proprio straordinario talento drammaturgico anche nel più severo ambito sacro. E mentre sui palcoscenici d'Italia le sue opere teatrali incontravano il favore dei melomani più appassionati, gli "armoniosi accenti" delle sue melodie spirituali salivano all'onore degli altari.
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