Chi nasce tondo non può morire quadrato. I proverbi popolari vanno sempre ascoltati, come se ce li sussurrasse in un orecchio una persona anziana a cui si vuole bene. Sono spesso sintesi di un pensiero semplice, che esprime però una profonda verità. Quae semel ancilla, nunquam hera, pare usasse dire nell’antica Roma. Il proverbio – con fare pittoresco – ci bisbiglia che niente e nessuno potrà mai cambiare la propria natura. Con la saggezza contadina che alberga da secoli il mondo, ci racconta come un ciliegio non potrà mai diventare un abete, né un cerchio un quadrato. Nemmeno un essere umano potrà cambiare la forma con cui è nato. Ma perché ogni cosa ha una forma? Perché la mela ha una forma e la pera un’altra? E, ancora: cosa determina davvero una forma? Credo che la risposta più semplice possa coincidere con le caratteristiche di ogni cosa, quelle che fanno riconoscere in un istante spazio, profumo, gusto e peso specifico. È come una fotografia, facilmente comprensibile subito. La forma si presenta, ti stringe la mano: “piacere, io sono...” e ti racconta in un attimo vita, morte e miracoli. Narra passato e presente, fa immaginare da fuori cosa potrebbe esserci là dentro. La forma è un linguaggio universale, non serve il traduttore. Ogni forma ha un senso intellettuale: è l’espressione di un’idea, sostiene Eugène Ledos. Ma la sostanza? Cosa succede se nel perimetro della forma non trapela il magma continuo che essa contiene? Pensate alla mela: bella e rotonda. Ma se uno non l’ha mai addentata come fa a scoprire la polpa che contiene? Quante volte vi è capitato di ascoltare qualcuno dall'apparenza sobria e scoprire una ricchezza di idee e opinioni, colori e sfumature? A me molte. È questa l’occasione sprecata: ci sono molte cose che ognuno di noi sa e che potrebbero arricchire le vite degli altri. Tuttavia, quando abbiamo l’opportunità di tirarle fuori, a volte, lo facciamo nel modo sbagliato. E rimaniamo ora cerchio, ora quadrato.
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