Spiazzamenti vari… Sabato su "La Stampa" ("Cultura", p. 32-33) la bella intervista di Luca Rolandi al direttore di "Le Monde des Religions" ha questo titolo: «La religione ritorna, ma è sempre più spiazzata». «Sempre più… »? E non basta: «spiazzata»? Credo che in francese sia «déplacée». Sarà anche vero per certi aspetti e su certe pagine, come in certi cervelli, ma viene spontanea un'osservazione un po' ironica. Proprio in questi giorni sui giornali si parla proprio di "piazze" ("places", vero?) – da noi e a Parigi (800.000), a Washington (500.000) e in molte altre parti del mondo – «sempre più» piene di folla anche in nome della religione che rivendica anche la ragione: parole e proteste, richieste di rispetto e di significato su temi scottanti e molto, molto attuali… Dire che la religione è proprio «spiazzata» pare per lo meno bizzarro. Diciamo che «la religione torna» – posto che sia mai andata via – ma è sempre scomoda. Così va meglio… Ma le sorprese non finiscono, in certe pagine. Ecco p.es. che ("L'Espresso", 31/1, p. 9: «Walter, che donò la sua vita per gli altri») leggi della scoperta improvvisa di un insegnamento, che cioè «si possa amare l'esistenza del vivere» donando la propria vita per gli altri. Roberto Saviano racconta il gesto estremo di Walter Bevilacqua, «un pastore della Val d'Ossola», che ha rinunciato alla propria vita per far vivere un altro, e scrive che ciò è avvenuto per «un ragionamento coraggioso e profondo che solo un pastore poteva fare». «Un pastore»? Già. Come non pensare leggendo, pur senza pretese di primogenitura, a quell'altro, «Pastore che dà la sua vita per le pecore» che ama (Gv. 10-11)?
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: