A quasi un anno di distanza da quando ne ho fatto la conoscenza, torno a fermarmi sul canale YouTube “Scherzi da prete” di Manuel Belli, 39 anni, sacerdote della diocesi di Bergamo. Con perfetta scelta di tempo liturgico, l'autore ha dedicato il video del 9 marzo scorso ( bit.ly/3pZZaWJ ) alla confessione, «uno dei sacramenti più in difficoltà dal punto di vista numerico». Ha montato sei minuti di grande espressività, ci ha messo un titolo di quelli che in Rete funzionano, “6 cose che sento in confessionale”, e ha ottenuto in tre giorni un ragguardevole numero di visualizzazioni (rispetto a quelle abituali del suo canale): 24mila. Il video è fedele allo stile di don Belli: prima, dice egli stesso, «una classifica “semi seria” di “tipi da confessione”»; poi il tentativo, riuscito, di far passare «un pensiero un po' più serio su un sacramento che richiede un po' di manutenzione». I “tipi da confessione” sono, in ordine di citazione: gli abitudinari; i penitenti da immacolata concezione; il penitente in contumacia; i creativi; i minimizzatori; quelli con difficoltà rituali. Chi, da semplice fedele, guarderà il video, per prima cosa non si dispiacerà a vedersi ritratto dall'altro lato del confessionale, con qualche sorriso e con tanta sincera comprensione. Poi farà fatica a negare a sé stesso di aver appartenuto, almeno una volta, a uno o più di questi “tipi” di fedeli: tutti, più o meno, tradiscono in forme diverse la stessa resistenza a riconoscersi peccatori. «Forse la “penitenza” non può essere limitata al sacramento; forse “peccato” non è solo trasgredire una legge, e forse “misericordia” non è solo assoluzione», dice don Belli concludendo la sua “predica di Quaresima” digitale. “Penitenza” è una lotta che ingaggiamo per tutta la vita contro lo spirito del male. “Peccato” sono tutti gli spazi in cui nella nostra vita escludiamo Dio». E “misericordia” è «ciò che ci può tenere in piedi nella nostra vita», perché ci fa «ripartire grazie all'amore di Dio».
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