«Salire per la prima volta le scale del Parlamento è stato surreale. Mi sono sentita un po' Nelson Mandela, ho pensato a coloro che mi hanno preceduta e hanno lottato per tutta la vita, sopportando umiliazioni e discriminazioni». Tanzeela Ume Habiba Qambrani ha da poco superato i 40 anni (è nata nel 1979) e ha già fatto, nel suo piccolo, la storia: è la prima donna appartenente alla minoranza Sheedi a diventare parlamentare in Pakistan.
Nel complesso mosaico di etnie di cui si compone il Paese asiatico, i discendenti degli schiavi africani, portati in catene prima dai trafficanti arabi e più tardi dai mercanti portoghesi, olandesi, francesi e inglesi, sono ai gradini più bassi della piramide. I caratteristici lineamenti e la pelle scura sono un'onta. In Pakistan (e India) Sheedi è sinonimo di «ignorante», «selvaggio», «delinquente», se donne «prostitute», e così gli appartenenti alla minoranza vengono apostrofati fin da quando vanno a scuola. Le radici di Tanzeela affondano, generazione dopo generazione, in Tanzania, e si notano non solo nelle fattezze del volto e nell'incarnato, ma anche negli abiti colorati e nei copricapi stravaganti.
Tanzeela è arrivata alla politica dopo una laurea in Informatica all'Università del Sindh e un forte coinvolgimento nella lotta per il riconoscimento della sua comunità e in particolare della componente femminile. È stato il Partito del Popolo Pachistano (Ppp) di Bilawal Bhutto, figlio dell'ex premier scomparsa Benazir, a offrirle uno dei seggi riservati alle donne nel Parlamento provinciale del Sindh, una delle sei entità territoriali del Paese, la più povera e popolosa, di cui Karachi è capoluogo Era il 2018 e da allora Tanzeela è diventata il volto pubblico della sua gente, testimone della lotta contro le discriminazioni e modello di ruolo per le bambine e le ragazze Sheedi. «La mia famiglia appartiene alla classe media e la mia vita è stata privilegiata – racconta la deputata, madre di tre bambini di cui uno legalmente adottato da una sorella, pratica molto frequente tra le famiglie pachistane –. Vivevo in una bolla, al riparo dei pregiudizi di cui soffre la mia gente». Ma ora Tanzeela sa che i bambini pachistani di origine africana vengono bullizzati a scuola «non solo dai compagni ma persino dagli insegnanti, che ripetono loro che sono buoni a nulla». Le ragazze poi soffrono di una doppia discriminazione, a causa dei canoni di bellezza vigenti nell'Asia meridionale: «Gli uomini Sheedi, così come in generale tutti i pachistani, cercano di sposare donne dalla pelle più chiara» e questo pregiudizio condanna tante di loro alla solitudine. «La gente pensa di potere fare di una donna Sheedi ciò che vuole, che sia sufficiente offrirle una somma di denaro... », dice in una conversazione con Avvenire.
La comunità Sheedi, mai formalmente censita, è stimata tra i 50mila e i 250mila componenti, che risiedono soprattutto lungo la fascia costiera meridionale del Pakistan e nella vicina India. Ad Avvenire Tanzeela spiega che il suo impegno di parlamentare è rivolto soprattutto a migliorare l'istruzione, e in particolare quella femminile, perché è l'unico modo per uscire dall'emarginazione. Nello stesso tempo occorre promuovere uno stretto controllo sulle discriminazioni, a partire dalle scuole: così nel marzo 2019 è riuscita a far approvare un provvedimento che punisce gli educatori che tengono comportamenti razzisti nelle aule scolastiche. In questi due anni al Parlamento, Tanzeela sta raccogliendo finanziamenti per costruire scuole nei quartieri in cui vivono gli Sheedi «perché tutti, bambine e bambini, possano ricevere la migliore istruzione possibile e camminare nel mondo a testa alta». «Sarò felice – conclude Tanzeela - il giorno in cui i bambini della mia comunità potranno alzarsi in piedi e dire: siamo liberi».