«L"Italia rimessa in croce»: così il Manifesto (giovedì 19) ha riassunto la questione del Crocifisso nelle scuole. Gli corrisponde, sulla Stampa (venerdì 20), un editoriale del "laico" Gian Enrico Rusconi, in apparenza meno duro, in realtà più meschino: «Il Crocifisso non è di tutti». Gli si potrebbe obiettare che, se non è di tutti, è sicuramente per tutti, almeno come segno della destinazione universale di quella sua morte. Meglio replicare a entrambi con le parole, per una volta, di alcuni "laici" così "laici" che più "laici" non si può.Il primo è il ben noto Giordano Bruno Guerri e i secondi sono due «Dirigenti Radicali italiani». Guerri scrive sul Giornale (venerdì 20): «Venti e più anni fa mi battevo con i radicali perché il crocefisso venisse tolto dalle aule scolastiche. Non rinnego affatto le convinzioni di allora» legate alla "laicità" dello Stato, ma «oggi ci troviamo di fronte a un problema più grave: siamo all"inizio di un"invasione musulmana, pacifica sotto le spoglie di emigrazione, nient"affatto pacifica sotto le spoglie di un"aggressività "naturale", della quale il terrorismo è soltanto il culmine» eccetera. I due «Dirigenti Radicali italiani» annunciavano, invece, che il 20 settembre, «nel giorno in cui da anticlericali festeggiamo la liberazione di Roma», dopo la consueta riunione a Porta Pia, avrebbero manifestato anche «ponendo una croce dinanzi all"ambasciata del Sudan "talebano", trasformato dal regime di Beshir in una orrenda macelleria di cristiani convertiti, che sono, per questo solo fatto, quotidianamente e "giuridicamente" lapidati e crocifissi per apostasia». E aggiungevano che «sono innumerevoli le "brecce" che è necessario aprire nei muri di odio e di sangue, che i regimi eredi delle "liberazioni" comuniste o delle "restaurazioni" islamiche continuano a opporre alle comunità cristiane». Conclusione: «difendere quanto di più intimo possa esserci nella vita di un uomo, come la scoperta e l"amore di Dio». Mi paiono due buone lezioni "laiche" a quei "laici" più laicisti del laicismo, i quali, abolendo i crocifissi nelle scuole, impedirebbero, di fatto, di insegnare ai giovani i principi della solidarietà, della tolleranza e della libertà delle coscienze.
StramaledizioniAlberto Arbasino scrive a La Stampa (martedì 17) per parlate delle «stralunate greggi di pecorelle sempre più smarrite» che «belano interrogandosi a sproposito del Santo Padre che chiede a Nostro Signore clemenza per i terroristi islamici» e si domanda: «Andranno in Paradiso o all"inferno, con o senza i kamikaze, e le Magdalene, secondo Dante o Allah o San Tommaso o Mosè o Gesù? E la Madonna, a Ground Zero? E Padre Pio?». Veramente il Papa ha pregato perché i terroristi si convertano, come tutti i peccatori. E però Arbasino merita di fare il direttore del Corriere di San Severo, che a proposito dei pedofili, titola: «Che Dio li stramaledica». Appelius, commentatore radiofonico fascista, è soddisfatto nella tomba nel riascoltare, aggiornato, il suo slogan: «Dio stramaledica gli inglesi».
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