L'auspicio espresso da papa Francesco ai Maestri del lavoro, che le beatitudini di Gesù «insegnino a noi e al nostro mondo a non diffidare o lasciare in balia delle onde chi lascia la sua terra affamato di pane e giustizia», oltre a risuonare in modo peculiare in questa rubrica, si presta a essere applicato anche al di fuori della tematica, commovente e tormentata, delle migrazioni epocali che interpellano la nostra comune umanità e che richiedono una risposta non soltanto emotiva, ma la capacità di tenere insieme la ragione e il sentimento, che è poi la vera cifra dell'umano. Riflettevo su questo tema qualche giorno fa a Firenze, alla presentazione dei due volumi, curati da Pietro Comba e Claudio Minoia, "Amianto: un fantasma del passato o una storia infinita? (New Press, 2018), un intelligente e completo manuale che fa il punto sulla situazione amianto oggi in Italia: vicenda nella quale, per molte persone e per molte famiglie, la richiesta di "pane e giustizia" è ancora inevasa. Sappiamo infatti ancora troppo poco sull'eziologia delle patologie collegate all'amianto e sulle terapie efficaci per contrastarle, in particolare per quanto attiene al mesotelioma pleurico maligno. Non abbiamo ancora una mappatura affidabile dei siti contaminati, premessa indispensabile per seri piani di bonifiche. Constatiamo che nel mondo si continua ancora a produrre amianto, ancorché sia ormai pacifica, in sede scientifica, la conclusione che non c'è un amianto innocuo (quello bianco) rispetto agli altri tipi (che sarebbero nocivi) e ancorché siano in aumento gli Stati che l'hanno bandito, da ultimo anche il Brasile. Da qui due delle parole-chiave della Giornata fiorentina. La prima è "vigilanza", nel senso di non fare mai venire meno l'attenzione su un tema per sua natura destinato a finire sottotraccia, impalpabile come le fibre-killer che lo caratterizzano. La seconda è "omogeneizzazione". Anzitutto della normativa: il testo unico delle leggi statali sull'amianto è pronto, si tratta di approvarlo. Poi della giurisprudenza: sia per quanto riguarda la Cassazione, che non deve temere di fuoriuscire dal proprio ruolo di giudice di legittimità se definisce, in forma ancora più chiara rispetto alla nota sentenza Cozzini del 2010, un modello di controllo del sapere scientifico da parte del giudice che possa evitare clamorosi contrasti di giurisprudenza; sia per quanto riguarda la fase delle indagini penali, che troverebbero nella concentrazione presso uffici distrettuali la possibilità di svolgimento efficace. Insomma, vi è necessità, per dirla con Stefano Silvestri (che di quella Giornata è stato il principale promotore) di ri-governare l'amianto, così da farlo diventare una storia e una battaglia che possono e devono finire.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: