Nel più recente di una lunga serie di post che iniziano tutti con «A #Napoli» (un hashtag sul quale stanno pubblicando contenuti 158.883 utenti, mi informa scrupoloso Facebook), Arturo Lania, amico digitale che non lesina la sua benevolenza nei confronti di questa rubrica, ha pubblicato e commentato brevemente una semplice immagine ( bit.ly/2UjDHI2 ). Vi si vede un «quadretto devozionale», scrive, «appeso al muro della strada». Un muro, per la verità, decorato di graffiti che, confusi e sbiaditi, un tempo erano stati rossi: chissà a quale causa (politica, sportiva, amorosa) erano stati votati; ma per quel quadretto povero, anch'esso scolorito (o forse, semplicemente, nato così, chissà quando), questo muro sembra lo sfondo ideale. Nell'immagine – come ipotizza, correttamente, l'autore del post – si riconosce san Gaetano Thiene, cofondatore dei teatini, “santo della Provvidenza” molto popolare a Napoli, ritratto, secondo tradizione, «in un momento di intima tenerezza con il Divino», il Bambino Gesù che siede sulle sue ginocchia. «Un momento di preghiera». Ma Arturo Lania non si concentra su di essa (pur promettendo che ne racconterà presto), bensì su ciò che gli comunica: «C'è più senso in questa immagine che in certe costruzioni verbali. Un significato che arriva fin giù al cuore. Il luogo dove ogni cosa o si deforma o prende forma». Credo di capire quel che intende: come il san Gaetano nel quadretto, anche l'anonimo autore del gesto di appenderlo «al muro della strada» ha espresso una preghiera. Forse teme per la salute sua e dei suoi cari e concittadini: san Gaetano ha avuto una certa familiarità con le epidemie e gli incurabili. Forse ha qualche altra, più personale inquietudine da affidare all'intercessione del santo. Forse, semplicemente, ha svuotato la casa di un anziano, ma non ha avuto cuore di affidare alla nettezza urbana anche quell'oggetto. Comunque sia, è vero: il significato di questa immagine «arriva fin giù al cuore».
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