Con giusta ragione si accusa il mercato (un tempo avremmo detto “la società dei consumi”) di attingere alle tradizioni religiose per battezzare ricorrenze profane, concepite ad arte al fine di incrementare le vendite di prodotti di largo consumo anche al di fuori di Natale e Pasqua. Appartiene a questa genealogia la festa del papà, che va a occupare lo spazio marzolino rimasto libero tra la festa degli innamorati (intestata in febbraio a San Valentino) e la festa della mamma (collocata al centro del maggio mariano), potendo vantare un riferimento religioso adamantino come san Giuseppe. Sarà per questa diffidenza che nei giorni scorsi la blogosfera ecclesiale ha quasi unanimemente trascurato la festa del papà in quanto tale, e ha preferito limitarsi a ricordare il custode del Redentore, se mai sottolineando il modello paterno che la sua figura suggerisce. In questo fascio di post la storia più singolare è stata quella di una statua di san Giuseppe emersa dalle acque del Po in provincia di Mantova: l'ha raccontata la “Gazzetta di Mantova” ( tinyurl.com/ybvr9k7e ) ma il suo gradevole retrogusto guareschiano l'ha fatta rilanciare anche al blog “Chiesa e postconcilio” ( tinyurl.com/yah2m3je ).
Tra chi invece ha tenuto insieme le due feste c'è stato l'account Twitter del Papa, @Pontifex.it ( tinyurl.com/ybqg3sel ), che lunedì 19 marzo ha dettato ai follower questi 134 caratteri: «Cari papà, auguri nel vostro giorno! Siate per i vostri figli come san Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia». Si saranno sentiti ben interpretati da queste parole gli amici e le amiche che mi fanno compagnia su Facebook: i post di tanti di loro lungo la giornata componevano una sequenza di auguri fatti o ricevuti in quanto figli o padri lunga, talvolta commovente, comunque sprezzante del rischio di incrementare, così facendo, le vendite di cravatte, portachiavi e dopobarba.
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