Storture di serie" Sabato 23 ("L'Unità", p. 3) ennesima tirata di Staino e della sua allergia al crocifisso, mescolata con quella al governo attuale: «E Berlusconi cosa dice sul crocifisso appeso nelle aule del Tribunale? Se il Vaticano lo aiuta ad avere il processo breve ne fa appendere il doppio». Un tocco, e stesso giorno sul "Corsera" (p. 49) vignetta con ritocco: «Dura condanna al giudice che non vuole il crocifisso nell'aula. Ite processus est». Chiara allusione alla fine della messa, sempre allergica, con richiamo alla recente vicenda del giudice Tosti. Con difetto di chiarezza, però. Infatti domenica 24 su "Repubblica" (p. 32), leggi la lettera di Giuseppe Maria Berruti, magistrato della Sezione disciplinare del Csm, costretto a segnalare che le «due note» del giorno prima tacevano la realtà, e cioè che il giudice Tosti non si è accontentato di manifestare e difendere la propria libertà di coscienza non volendo vedere il crocifisso nell'aula dove egli operava, come sostenuto dal giornale, ma «non ha voluto più fare udienza» anche quando «gli era stata offerta, per chiudere la vicenda, un'aula priva di crocifisso». Insomma, Tosti pretendeva che la sua coscienza diventasse quella di tutti anche contro la legge vigente. Forse, messa così, la pretesa è eccessiva per tutti, e soprattutto per un giudice, il cui mestiere non è fare le leggi, ma applicarle. Troppa disinvoltura, perciò, non solo in pagina. Eccessi di moda, ma non riconosciuti. Una Binetti capolista del Pd alle regionali sarebbe stata un eccesso? Sicuro! Bonino, no! E Tinto Brass no! Storture? No. Manco a dirlo...
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