venerdì 22 maggio 2020
Questi mesi sono stati molto difficili per tutti, e dunque anche per gli insegnanti, principalmente per le maestre e i maestri delle elementari perché l’uso delle tecnologie alla moda ha potuto riguardarli poco, vista l’età degli scolari. Ma ci sono stati – anni e non mesi – molto più duri in passato, per esempio per i maestri e le maestre che non condividevano le idee e i diktat della scuola fascista. Quando studiavo in provincia da maestro elementare, mi capitò per le mani non so più come un libretto Nistri–lischi che si intitolava Gli ultimi anni di Clelia Trotti, che fece poi parte con altri quattro racconti non meno belli delle Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, uno dei capolavori della nostra letteratura di quegli anni che, al contrario di oggi, ne produceva a decine. Mi commosse profondamente e l’ho riletto più volte. Narra di un giovane ebreo ferrarese curioso di conoscere una vecchia maestra socialista emarginata dal regime, che ha conosciuto Anna Kuliscioff, Andrea Costa. Ci riesce con difficoltà, e incontra una donna sopra i 60, di aspetto misero e insignificante, di cui conquista con fatica l’amicizia ma di cui non segue la spinta a collegarsi con gli antifascisti, preferendo fuggire negli Usa. Di nuovo carcerata, Clelia Trotti muore in carcere nel ‘43, e a guerra finita Bruno, lo studente rimpatriato, può assistere ai funerali postumi e grandiosi che le dedicano, non senza qualche ipocrisia, i nuovi poteri. Bruno era Bassani e Clelia Trotti non era una sua creazione, ma la maestra socialista Alda Costa; tutto era vero, compreso il funerale. Quel racconto mi spinse alla ricerca di altre storie di maestre e maestri, abbastanza frequenti nella storia delle nostra letteratura (e andrebbe riletto il bel romanzo Diario di un maestro di De Amicis, sulla scuola prima della scuola pubblica; e le storie della nostra scuola di Lamberto Borghi e di Dina Jovine, diverse per impostazione e giudizi, ma di entrambi sono stato per mia fortuna amico). Su Alda Costa ho scoperto di recente un bel capitolo di Insegnare libertà (Donzelli 2018), “storie di maestri antifascisti” studiate da Massimo Castoldi, che mi ha spinto a rileggere ancora una volta la Clelia Trotti di Bassani. Insieme ai medici condotti e ai preti di campagna, i maestri e le maestre furono i veri protagonisti della vita sociale italiana fino agli anni del boom. E sarebbe di grande interesse un racconto della scuola di oggi, sui maestri e sulle maestre di oggi, e su cosa hanno potuto e saputo fare nei giorni della pandemia, nei nostri villaggi, nei nostri quartieri. Purché fuor di retorica e autoglorificazione, se ce n’è che riescono ancora ad evitare queste tremende malattie del secolo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI