Le reazioni della Chiesa istituzionale all'ultima tragedia nel Mediterraneo, che ha causato la morte di molte centinaia di migranti, occupano il 10% della mia ultima rassegna di siti e blog d'informazione ecclesiale: non poco. In più, sui social network l'attenzione dei miei amici, compresi quelli che più condividono con me certe passioni, è tutta per il risvolto che essa ha avuto sulla sontuosa pagina Facebook ufficiale (1,2 milioni di fan) di Gianni Morandi (http://tinyurl.com/l4zmp9b ).Il quale, avendo postato un equilibrato capoverso di 74 parole «a proposito di migranti ed emigranti», e avendone ricevuto in risposta una grandinata di commenti (più della metà dei 14mila complessivi) decisamente malevoli, ha provato «per un paio d'ore» a rispondere a uno a uno, con educazione, per poi arrendersi, non senza dirsi «sorpreso» e «senza parole» per certi contenuti e concludendo con un richiamo alle parole del Papa.«Non so se Morandi sia credente, ma questo è un esempio perfetto, quanto raro, di stile cristiano sul web: nei contenuti e nella forma», mi sollecita Fabio Colagrande. «Da ieri ho messo “mi piace” sulla sua pagina. La conoscevo come “caso di studio sui social”. Oggi ri-conosco una persona che ci mette la faccia. E lo fa benissimo», rincalza Simone Sereni. Non per sfiducia, ma per deformazione professionale ho consultato qualche amico comune (per un bolognese, per di più della mia generazione, il legame con Gianni Morandi è quasi genetico), ma sono stato smentito in ciò che, francamente, mi aspettavo: nessuno staff, nessuna giovane ghostwriter, nessuno nascosto dietro un tablet in un monolocale di Termoli: la sua pagina Facebook, Gianni Morandi se la cura personalmente, a costo delle inevitabili rampogne della moglie: «Sei sempre lì attaccato…».La lezione di stile, non solo cristiano, sul web è così ancora più credibile: semplicità, presa di responsabilità, rinuncia alla rissa verbale. Allora è proprio vero: «Uno su mille ce la fa…».
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