La gente viene a Dio solo se Dio la chiama. Se invece che Dio, ce la chiama il prete (cioè l'uomo, il simpatico, il ping pong), allora la gente viene all'uomo e non a Dio" Noi dobbiamo stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira basso. Rinceffargli ogni giorno la sua vuotezza, la sua miseria, la sua incoerenza.
Due sono i temi di riflessione che raccogliamo da queste parole veementi di don Lorenzo Milani, il noto sacerdote fiorentino, morto nel 1967 a 44 anni. Innanzitutto egli ci ricorda il primato della grazia divina che precede tutte le tecniche pastorali. È per questo che s. Paolo esige che, prima di ogni altro atto, risuoni la Parola di Dio. Anzi, citando Isaia, egli è convinto di questa dichiarazione del Signore: «Io mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato anche a quelli che non si rivolgevano a me» (Romani 10, 20). Ne sapeva qualcosa l'Apostolo stesso che, sulla via di Damasco, aveva visto la propria vita ribaltarsi radicalmente proprio per un'irruzione di Dio.
Se si mettono al primo posto i metodi di aggancio, l'abilità promozionale, le strutture, si corre il rischio di fare solo propaganda, con un'adesione simile a quella che si riserva a un partito o a un movimento. In principio c'è, dunque, Dio con la sua voce e la sua grazia. Egli, però, passa anche attraverso le realtà umane per svelarsi. Ecco, allora, il compito dell'apostolo e del testimone. Costoro non devono offrire un cristianesimo su misura o "alla carta", come si fa in un ristorante. Il «mirare basso» è spontaneo in chi si illude di salvarsi l'anima facendo il minimo; è questa la legge della società che cerca di puntare sempre allo sconto, allo sforzo ridotto. Il cristianesimo autentico è, invece, tendere all'alto, all'infinito, all'eterno, alla totalità, ricordando il monito di Cristo: «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste!».
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