Angela CalviniFernandel, Don Camillo ma non solo.... Questo il titolo della puntata di Storie di cinema di Tatti Sanguineti, in onda su Iris martedì prossimo alle 22.30 (e in replica il sabato alle ore 10.00 e alla fine della seconda serata). Uno speciale in cui Sanguineti guida il telespettatore alla scoperta degli aspetti inediti dell'attore diventato popolarissimo grazie alla saga di Don Camillo tratta dai romanzi di Guareschi. E lo fa con il robusto sostegno del giornalista ed esperto di cinema Fulvio Fulvi, che proprio a questi aspetti ha dedicato una approfondita ricerca che presto verrà pubblicata nel volume Il vero volto di don Camillo - Vita & storie di Fernandel, editore Ares. Sanguineti e Fulvi si passano la palla tra gli spezzoni dei film che resero celebre il marsigliese Fernand Joseph Désiré Contandin, nome d'arte Fernandel, prima in patria (Angèlee Topaze di Pagnol, La legge è legge di Christian Jacq, poi in Italia (Era di venerdì 17 di Mario Soldati) e infine in tutto il mondo con la saga di don Camillo (5 film più il sesto mai terminato Don Camillo e i giovani d'oggi, di cui verranno trasmesse alcune rare immagini). «Fernandel è un attore di cui si parla poco e sempre alla stessa maniera» spiega Sanguineti ricordando che quando girò il primo film nel 1951 con la regia di Duvivier, in Francia aveva già collezionato 80 film. Lo speciale indaga anche sulle origini comiche di Fernandel, re del vaudeville anni 30. «Aveva un fondo forte di comicità popolare, ma con una grande attenzione alla parola» aggiunge. Ovviamente la parte del leone la fanno i film sul prete di Brescello, «la più lunga saga del cinema italiano, dal 1951 al 1970» su cui aleggia un mistero, quello delle bobine scomparse dell'ultimo film (regia di Christian Jacq) non finito, dove don Camillo incontra hippie, maoisti, preti modernisti. Fernandel muore durante le riprese, il girato non bastava per terminate il film e scompare. Dove? Quel che resta è comunque l'affetto degli spettatori che regalano ai film di don Camillo ascolti da record anche all'ennesima replica. «Un vero fenomeno – spiega Sanguineti –. Gli ascolti non scendono mai sotto il 7-8%. Un patrimonio di Mediaset che ha ereditato tutto il catalogo Rizzoli-Cinertz». Il segreto? «Quei film sono unconcentrato di italianità. Schegge che contengono notizie su un mondo passato di cui non sopravvive più nulla. E che provoca in noi la nostalgia di un'epoca felice».
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