Adelina è un'albanese ex-vittima di tratta. «Ex-schiava — dice lei — libera grazie alla Polizia di Varese e appartenente alla Resistenza Femminista con la quale insieme alle sorelle di battaglia lottiamo per le donne violentate, sequestrate e costrette a prostituirsi». È stata costretta in strada per 4 anni. Recentemente ci è tornata con microcamera al polso per testimoniare la connivenza dei clienti con il racket. Un'auto accosta. Adelina chiede «70 euro per servizio completo», poi scende nei dettagli. L'uomo rilancia: «50 euro». «Ma a meno i miei sfruttatori mi picchiano» dice lei. Lui insiste: «50. E a casa». «A casa non posso — obietta Adelina — i miei sfruttatori mi picchiano». A lui del fatto che la picchino non importa niente. Continua a trattare, imperturbabile. È abituato a pagare una donna per i suoi servizi sessuali e dà anche per scontato, come un ineliminabile dato di natura, che altri uomini la maltrattino per mantenere i loro diritti di sfruttamento. «Volevo dimostrarvi — conclude Adelina — quanto è complice il cliente della schiavitù delle vittime di tratta. Invitiamo tutti e tutte a unirsi a noi per avere in Italia il modello nordico» (che punisce il cliente). A proposito di “sex work is work” (anche il lavoro sessuale sarebbe solo lavoro…) e di autodeterminazione delle prostitute. Adelina, ti voglio bene.
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