Il Teatro degli Audaci si trova nel IV Municipio, alla periferia della capitale. È sorto per la volontà e la voglia di sognare di Flavio e soprattutto per il suo desiderio di valorizzare la cultura offrendo, anche in un contesto sociale non facile, l’opportunità di diffusione dell’arte teatrale. «Tutto il mondo è palcoscenico», recitava Shakespeare e il Teatro degli Audaci ne sembra il perfetto scenario. Collocato nel grande quartiere «porta di Roma» offre parcheggio riservato e gratuito, convenzioni con ristoranti, hotel, parrucchiere, centro estetico nonché baby sitting. Tutto presentato con semplicità e con il tono familiare che la periferia sa ancora offrire. E, proprio per questo essere alla portata di tutti, ieri la tenda rossa del palco si è aperta sui visi chiari dei bambini, divisi tra la curiosità e la paura di un compito nuovo, come piccoli uccelli quando lasciano il nido. Sono 7 classi di IV e V elementare della scuola De Gasperi si presentano al Progetto della Poesia per iniziativa della preside e dell’associazione culturale Elicona. 160 alunni che, in 74 incontri con i nonni-poeti del quartiere e il sostegno dei docenti, hanno potuto entrare nel mondo della fantasia e della creazione fino a dare vita, con le loro rime, all’Antologia dei «poeti in erba». Biondi, bruni, maschietti e bambine si sono alternati sul palco a recitare le loro poesie: «Non fare chiasso perché il bosco non vuole... La mia più cara compagnia si chiama fantasia, con lei posso fare quello che mi pare... Il diario è un amico speciale i tuoi segreti li sa mantenere e a nessuno li fa vedere... La tristezza e il pianto della terra, isolata dalla gioia e dalla felicità della gente... L’arcobaleno è un segno di pace, quando passa il mondo tace... Vorrei stare solo guardando le foglie, la rugiada e la luce... Provo gioia e stanchezza a sentire lo scricchiolio del tempo che passa tra gli alberi e noi. Poi mi addormento in un mare di pace... La primavera ha trecce d’oro come il sole... Il padre aveva detto: “Sopra quest’albero verrà una casetta di legno", era quella che sognavo e veloce mi arrampicavo con la speranza di trovare nel cielo una stanza...». Ma c’è anche chi vede le cose con maggiore realtà: «Quando Nico e Lollo fanno la lotta, una dà un pugno e l’altro ’na botta, una ha un livido e l’altro è sanguinante, ma sono amici e questo è importante». Francesca, Sveva, Marco, Jacopo, Federica, Giada, Gabriele, Mauro, Lara, Fabio, Orrù, Damiano, Giorgia, Gaia e tanti, tanti altri che non hanno paura di far ascoltare il respiro del loro animo mentre corrono verso la vita adulta senza sapere perché. Allora qualcosa di innocente e di bambino fa ancora loro scrivere: «La luna è bianca e quando sale in cielo la città è stanca, io non posso giocare, ora penso solo a sognare...». La poesia, un modo splendido per togliere questi ragazzi dalla passività e dalla sonnolenza spirituale, dettata dai mass media, e impegnarli in un progetto creativo che porterà ricchezza alla loro vita.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: