Una vera civiltà è fondata sui doveri non meno che sui diritti. Con i diritti si difende sé stessi, con i doveri si difendono gli altri. Oggi non si parla che di diritti, cioè di politica e di legislazione. Non si parla di morale, cioè di doveri. I doveri morali si esprimono nell’ubbidire alle leggi, ma prima e soprattutto nascono dalla coscienza e dalla sensibilità personale nei rapporti con gli altri. Una società non può funzionare senza una civiltà della quale tanto la comunità quanto ogni individuo siano partecipi, perché in caso contrario è solo lo Stato a dover controllare i comportamenti sociali. Dopo aver riletto La terra desolata di Eliot (di cui abbiamo parlato in questa rubrica la settimana scorsa) ho letto anche il suo ampio saggio Idea di una società cristiana, che il poeta-filosofo scrisse nel 1939. La sua tesi centrale è che «lo sviluppo di una società non cristiana intorno a noi, con la sua evidente intromissione nella nostra vita», mostra anche, sempre più chiaramente, che quando domina l’efficienza come valore primario, allora non bastano più né il liberalismo né la democrazia a tenere insieme una società in modo tollerabile: «Quanto più industrializzato sarà un Paese, tanto più facilmente attecchirà una filosofia materialistica e più letali saranno le conseguenze». Il tessuto sociale non avrà altri legami che quelli che ha una “folla”, un agglomerato umano brutale in cui «l’irregimentazione e il livellamento dei comportamenti» non riconosce «le esigenze dell’anima individuale». In questo caso «il puritanesimo di una moralità igienica al servizio dell’efficienza» non sarà in grado di garantire una vita sociale accettabile. Il declino di una socialità cristiana tende a svuotare di contenuto culturale e morale individualmente riconosciuto anche la liberaldemocrazia, che diventa un guscio vuoto legalistico e burocratico, in cui la morale è solo un’emanazione dello Stato. E nessuno Stato può sostituire una cultura civile socialmente viva. Una cultura politica dei diritti senza una morale dei doveri accentua le competizioni e non la collaborazione, il conflitto e non la solidarietà. In mancanza di coscienza individuale dei doveri, si finisce per vivere in un mondo di avvocati e di controversie legali.
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