C'è l'equo e solidale, ma c'è anche la sua variante alcolica: l'enosolidale. A cercare di trasformare un bicchiere di vino in una botte di solidarietà ci pensano i volontari salesiani del Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) che organizzano per domani sera a Roma (ore 18,30 presso il Parco della Catacombe di San Callisto) una "Degustazione enosolidale di vini palestinesi e italiani" nell'ambito della XVIII edizione della rassegna "Territori DiVini".
Sono decine le cantine italiane che hanno aderito all'iniziativa, alla quale si partecipa con un contributo di 10 euro che finanzierà le attività del Vis nel mondo a favore di bambini e giovani in stato di povertà. I vini palestinesi, inoltre, sono prodotti grazie al sostegno dell'Ong alla cantina salesiana di Cremisan. La cui storia risale addirittura al 1863, quando il missionario ligure don Antonio Belloni, nella sua opera di cura e aiuto ai ragazzi orfani, riuscì ad acquistare 64 ettari tra la valle di Cremisan e Beit Jamal e a piantarvi i vigneti. Il sacerdote costruì la cantina inizialmente nelle grotte naturali sulla collina dove prima c'era un monastero bizantino del VII secolo, edificandovi un convento.
Oggi a gestire la cantina sono 15 giovani palestinesi, tra i quali Fadi, enologo, che è venuto in Italia a studiare e poi è tornato in Palestina a mettere a frutto la sua nuova competenza. E pensare che prima non aveva mai bevuto vino in vita sua!
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