Lo dicono anche gli scienziati: tanto per non farci mancare nulla, ora sogniamo di più e peggio. Lo scrive su Psychology Today il dottor Patrick McNamara, professore di neurologia della Boston University, che insieme ad altri ricercatori ha fatto una specie di censimento dei sogni all'epoca del Covid-19 per analizzarli e confrontarli con quelli pre-pandemia. Molte persone hanno raccontato di aver avuto sogni più frequenti e lucidi durante l'autoisolamento e la quarantena, ma anche nella fase successiva all'emergenza il fatto di dormire di più e peggio comporterebbe un aumento della capacità di tradurre in incubi tutte le nostre ansie, paure e insicurezze. Per smentire questo sondaggio dal risultato un filo sotto al banale non ho titoli. Ma solo sensazioni. E quelle mi fanno pensare che molti di noi fanno ancora sogni belli. Il problema è che ci manca l'ossigeno per raccontarli, a volte persino a noi stessi. E che l'atmosfera è talmente depressa che spesso perdiamo la voglia di avere grandi desideri, quelli che dei sogni sono i bozzoli e dai quali nasce poi l'entusiasmo per coltivarli. Ma la voglia prima o poi torna. Quindi che nessuno si azzardi a toglierci il diritto di farlo. Guai a stropicciare i sogni, sono peggio dei vestiti: troveremo sempre qualcuno pronto a stirarli. E a insistere sulle pieghe.
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