Smartphone e tablet nella liturgia e la fatica a trovare il silenzio
domenica 17 settembre 2017
Tra la fine di giugno e i primi di luglio, qui su “Avvenire”, don Mauro Leonardi ( tinyurl.com/y9oesfky ) e don Marco Sanavio ( tinyurl.com/y8pdccfq ) hanno animato un dibattito, partecipato da molti altri su Facebook, intorno all'opportunità o meno di utilizzare smartphone e tablet in ambito liturgico (si parlava in particolare del breviario). Da un paio di giorni qualche fonte in Rete segnala un contributo offerto in materia dal cardinal Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino: lo ha formulato all'interno della ben più ampia relazione che ha pronunciato a Roma il 14 settembre scorso, durante il Convegno sul motu proprio Summorum Pontificum, nel decennale dell'entrata in vigore del provvedimento di Benedetto XVI «sulla liturgia romana anteriore alla riforma del 1970».
Riprendo i passi sull'argomento dal sito anglofono “LifeSiteNews”, che riporta, in forma provvisoria, il testo integrale della relazione ( tinyurl.com/yd6l8ru6 ). Il cardinal Sarah sta parlando del «silenzio del cuore, della mente e dell'anima» in quanto «chiave per partecipare alla liturgia», e spiega che per ottenerlo è necessario anche «lasciarsi alle spalle il mondo e le sue continue richieste», il che è molto difficile se, attraverso gli strumenti digitali, diventiamo «schiavi di un costante flusso di comunicazioni e domande da esaudire nell'immediato». Per questo essi vanno «lasciati fuori» dalla liturgia: per pregare saranno anche «pratici e convenienti», ma non sono «degni».
Da non chierico, mi dico che il problema di cui si parla dev'essere molto diffuso, se si è meritato questa attenzione. Da cristiano comune, confesso tuttavia di non aver bisogno di nessun alibi, digitale o di altro tipo (la chiesa troppo spoglia o troppo sontuosa; i vicini rumorosi o quelli composti; le chitarre un po' scordate o l'organo così solenne; il prete compíto o arruffato; le luci forti o tenui; la temperatura; le panche...) per giustificare la fatica che faccio a trovare il «silenzio» di cui parla il cardinal Sarah, quando partecipo alla liturgia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: