sabato 21 gennaio 2006
Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa e non è sottoposto a nessuno. Un cristiano è servo volonteroso in ogni cosa e sottoposto a ognuno. In questi giorni della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani abbiamo voluto dar voce a Martin Lutero nello spirito di un dialogo ecumenico attorno ai grandi temi cristiani. Abbiamo scelto una frase famosa che apre la lettera indirizzata nel 1520 dal riformatore al papa Leone X. Essa esprime in modo vigoroso il paradosso del cristiano che, da un lato, vive la libertà della fede che lo ha strappato dal peso della legge e, quindi, da una religiosità fatta di norme esteriori, non alimentata dall'assoluta adesione al Signore, non vissuta appunto liberamente e gioiosamente. D'altro lato, però, il cristiano è dedito sempre agli altri perché ha come unico precetto quello dell'amore, che non si esaurisce in qualche atto da compiere ma che al contrario anima l'intera esistenza, proprio come accade a una madre o a un padre. Essi
non amano solo in alcune ore o attraverso alcuni gesti. Il loro amore imposta e impasta tutto il loro essere e la loro vita e li rende servi gioiosi della persona amata. Signore e servo: ecco i due volti del cristiano. Egli conosce «la libertà della gloria dei figli di Dio», come dice s. Paolo ai Romani (8, 21), perché «dove c'è lo Spirito del Signore, là c'è la libertà» (2 Corinzi 3, 17). Ma questa libertà interiore non è frenesia, generica autonomia, né tanto meno arbitrio o licenza. È, invece, un'apertura verso Dio e i fratelli, è amore, è dedizione e donazione festosa. Ecco, allora, quel servire che Gesù stesso aveva posto quasi a sigla della sua missione: «Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti» (Marco 10, 45).
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