«Che cosa accomuna un Paese e un'impresa? Nessuno dei due può permettersi di stare fermo. Lo diciamo spesso tra imprenditori: o cresci o fallisci». Così il presidente dei Giovani di Confindustria Marco Gay ha esordito ieri a Capri, dal palco del meeting annuale degli imprenditori juniores. Tesi appassionate le sue: figlie d'un vissuto quotidiano di imprenditore capace di giocare contemporaneamente sui terreni dell'impresa di famiglia e della creazione di start up di successo, all'interno di un sistema-Paese che cresce poco e innova ancor meno. E figlie di uno sguardo lungo, che è virtù rara tra le elites italiane, ma è diventata per nostra fortuna la caratteristica vincente d'una nuova generazione di imprenditori che rifiutano la logica dei "prenditori", come lo stesso Gay ha ribadito ieri.Se questi eventi dei Giovani Imprenditori vengono criticati spesso come luoghi in cui si concentrano solo parole retoriche e mondanità (scomparsa in realtà dai primi anni della crisi appena terminata), la smentita di questo luogo comune è arrivata ieri proprio da Capri. Perché ai ragionamenti del leader dei Giovani Imprenditori è seguito con stretta coerenza il racconto di una sequenza di iniziative imprenditoriali, tanto di successo quanto sconosciute, esposte sotto forma di "Speakers Corner" dai ragazzi che le hanno create. Storie accomunate dalla voglia di innovare rispetto ai padri, dal coraggio di rischiare senza aver paura di fallire, dall'idea che una buona idea nata in Italia possa vincere nel mondo. Come quella di Fiorenza Gallo, giovane imprenditrice calabrese di cui sentiremo parlare ancora, la quale considera il momento più bello della sua giornata la "colazione" quotidiana in cantiere insieme ai suoi operai, condita da calce e polvere di cemento. O come quella del padovano Giovanni Bersaglio, secondo il quale, quando il sogno di creare qualcosa ti bussa dentro, non puoi chiudere la porta e dire di no. Loro non sono stati fermi, non sono fuggiti all'estero, non hanno mai mollato. Se l'Italia è ancora un grande Paese, lo dobbiamo un po' anche a loro.
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