Una lampadina accesa e dentro, a guardar bene, un piccolo fregio che pare scarabocchio infantile, rapido tratteggio di vignetta minimale. La lampadina incastonata in una forma più grande, ellissoidale, sorta di occhio di cui quella piccola luce è insieme iride e pupilla. L’occhio/ellisse fluttua nella parte alta della tela, vertice di un triangolo che domina sul resto delle figure, punto verso cui ascendono e convergono tutte le invisibili ma geometriche sezioni in cui il quadro è suddiviso. Un occhio vero e proprio, i raggi emanati dalla luce a disegnarne le ciglia. Occhio della provvidenza, alcuni degli esegeti di Guernica di Pablo Picasso hanno argomentato. Occhio che osserva sconsolato l’orrore della guerra, occhio vigile, perché è solo grazie all’atto di vedere che Dio a tanto orrore potrà, chissà, provvedere. Tra le centinaia di occhi disegnati e dipinti da Picasso, tra le molte luci (compresa quella della lanterna che alla destra del quadro un atterrito individuo tiene in mano), quest’occhio “simbolico” concepito per Guernica è dettaglio figurativo che ammutolisce, lascia atterriti. Autorevole, eloquente di analoga severità che fu di Picasso quando (così pare) «no, siete stati voi» replicò all’ufficiale nazista che gli chiedeva se fosse stato lui l’autore dell’“orrendo” quadro.
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