sabato 25 gennaio 2003
Il costringere le
persone senza istruirle, sia pure allo scopo di far abbandonare un gran male e far abbracciare un gran bene, è un impegno più gravoso che vantaggioso. È un sacerdote di Castelliri della provincia di Frosinone a segnalarmi questo passo tratto dalla Lettera 100 di sant'Agostino. Un pensiero semplice ma sempre utile e non solo per genitori o educatori. Io metterei l'accento su quell'inciso fondamentale "senza istruirle". Molti, infatti, vorrebbero senza tante esitazioni "costringere" al bene: è talmente ovvio per loro che quella è la strada migliore e più giusta! Il risultato di questa sbrigatività, che spesso intride il comportamento e le parole di molti genitori nei confronti dei loro figli, è di solito solo delusione, è fermezza sbeffeggiata, fatica sprecata. E qui entra in scena quell'"istruire" agostiniano. Si tratta di un esercizio paziente e arduo: quante volte, infatti, lo stesso educatore ha optato per certe scelte senza consapevolezza! Toccato sul vivo, incapace di allegare ragioni, si rifugia dietro il principio di autorità. E, invece, persino per la fede si devono ritrovare le motivazioni tant'è vero che san Pietro ci invita a essere «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pietro 3, 15). Ma aggiunge, sempre nello stesso versetto, un'altra annotazione: «questo, però, sia fatto con dolcezza e rispetto». Ecco, dunque, la via maestra del dialogo che non costringe ma neppure retrocede, che non attacca ma neppure tace, che non semplifica o ironizza ma neppure ricusa il confronto sereno e pacato.
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