Ogni tanto incrocio qualche ragazzo di talento che vuole sapere quale possa essere il senso dell'azione in cui è impegnato. Non me lo chiede in modo esplicito. Lo lascia intendere con uno sguardo di muta complicità. E un sottofondo lancinante che posso soltanto intuire: tu come hai risolto il problema? Sei riuscito a crearti le basi per andare avanti senza rischiare di perdere la strada? Dammi la forza affinché io possa fare altrettanto. Sono queste le grandi domande alle quali ogni generazione è chiamata a rispondere. Alla maniera di ondate che vanno e vengono, milioni di uomini e donne continuano a rivolgerle a se stessi e agli altri scatenando energie destinate a coinvolgere i più giovani. I quali rappresentano un infallibile banco di prova perché ti impediscono di fingere. Ti mettono con le spalle al muro. Ed è bene che sia così. In caso contrario scattano gli alibi interiori. Ogni educatore sa di non poter mai dare nulla per scontato: sarebbe un grave errore soltanto pensarlo. Bisogna ricominciare sempre da capo, mettendo in conto il ritardo, l'atrofia, la negligenza, l'imperfezione, la noia, ma anche l'entusiasmo, la passione, il vitalismo, la volontà propositiva. Dobbiamo continuare a salire su questa vecchia giostra sapendo che, se i panorami saranno sempre uguali, i nostri occhi li rinnoveranno.
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