«O selvaggio vento dell'Ovest, alito dell'essenza dell'autunno, dalla cui presenza invisibile sono mosse le foglie morte, come fantasmi in fuga, gialle e nere e rosse di febbre, moltitudini afflitte da pestilenza: o, tu, che trasporti al loro invernale letto i semi con le ali finché la tua azzurra sorella, la Primavera, suonerà in sogno la sua tromba e riempirà, con colori e profumi sgargianti, collina e pianura». Il vento che porta via i fantasmi, rossi di febbre e che sospinge sulla terra l'azzurra primavera: suggestione che interpreta la stagione che già si affaccia nell'anima di tutti. Nei versi di Pèrcy Shèlley riaccade l'evento del principio quando «la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e un vento fortissimo aleggiava sulle acque» (Gen 1,2). Potenza dello Spirito, uragano di nascita che esplode da ogni parte e tocca ogni granello di possibile esserci: «Plasmò l'umano ... e soffiò nelle sue narici un vento di vita, così divenne un essere vivente» (Gen 2,7). Siamo fatti d'alito, di respiro e sospiro, di gole aperte al grido e all'esultanza, siamo corpi d'anima, semi con le ali.
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