È stata davvero unanime l’ammirazione manifestata dalle grandi e piccole voci dell’infosfera ecclesiale per la persona del ventottenne Sammy Basso, nei giorni successivi alla sua morte avvenuta il 6 ottobre. Ci sono gli articoli pubblicati qui su “Avvenire” (su alcuni dei quali tornerò tra poco) e un ricordo su “Vino Nuovo” ( shorturl.at/aw649 ) di Franco Ferrari, suo insegnante alle medie. C’è il testo che Antonio Socci ha consegnato a “Libero” e al proprio blog “Lo straniero” ( shorturl.at/RSaQQ ) e ci sono i contributi del sito di “Famiglia cristiana”, con le immagini del giorno delle esequie e la riproposizione di una sua testimonianza del 2015 ( shorturl.at/wTou9 ), e di ChurchPop ( shorturl.at/m9pXp ), che recupera un’intervista del 2020 a “Gente Veneta”. In tutti risalta la convinzione che egli ci abbia lasciato «una inestimabile testimonianza di vita e di fede» (così il conterraneo cardinale Parolin, segretario di Stato, nel messaggio di cordoglio riportato da “Vatican News” shorturl.at/xFBym ). È stato soprattutto il testamento spirituale preparato da Sammy Basso per il giorno del suo funerale, che il vescovo di Vicenza Giuliano Brugnotto ha letto durante l’omelia, a nutrire tale convinzione. “Avvenire” ne ha pubblicato per primo il testo ( shorturl.at/BzrLw ), e il giorno dopo una lettera-risposta di Angelo Scelzo ( shorturl.at/yJnsz ). Alcuni siti e blog, come “Alzo gli occhi verso il cielo” e “Breviarium”, hanno scelto di divulgarlo senza aggiungere alcun commento. Esso del resto parla da sé, e non solo ai fratelli nella fede.
La voce di un “millennial”
Anche se quella “in morte” non è stata certo l’unica testimonianza cristiana resa da Sammy Basso, il contenuto della sua attività pubblica è stato piuttosto la promozione della ricerca sulle malattie rare, e in particolare sulla progeria, una malattia genetica che causa l’invecchiamento precoce e da cui egli era affetto. Era l’oggetto dei suoi studi di biologia molecolare e l’aveva spinto spesso davanti al grande pubblico televisivo e/o dovunque fosse possibile fare buona divulgazione. Sammy Basso era a tutti gli effetti un “millennial”, e dunque non era gli erano estranei i nuovi media digitali: in particolare si registrano un account su Instagram ( shorturl.at/TnQ1i ) e una pagina pubblica su Facebook ( shorturl.at/o47gA ), forti ciascuno di 90mila follower. Sugli stessi due social è attiva, ma con un seguito molto inferiore, la “Associazione italiana progeria Sammy Basso onlus”. Ma ha usato questi strumenti più come diario delle sue attività, dei suoi viaggi, dei suoi incontri che come canale di comunicazione diretta: la popolarità digitale non era, evidentemente, una sua priorità, ma se mai il riflesso del suo molteplice impegno, anche se qualche suo post di argomento più personale ha ottenuto centinaia di migliaia di click.
Firme online per la beatificazione
Sammy Basso «ha espresso una santità nella vita ordinaria assieme a una profondità interiore straordinaria. Non escludo la possibilità di aprire per lui», trascorsi i canonici 5 anni, «la causa di beatificazione», ha detto il vescovo Brugnotto (su “Avvenire” l’ha riportato Viviana Daloiso shorturl.at/mZgbZ ), aggiungendo: «Ho letto alcuni commenti sui social che hanno espresso questa richiesta; molti hanno evidenziato la sua statura di cristiano con una fede matura, consapevole...». Parallelamente, un autore che si firma con il nikname “Teologia su TikTok” (10mila follower) non solo ha formulato, sul suo social d’elezione, la richiesta ( shorturl.at/XRafo ), ma l’ha tradotta in una petizione su “Change.org” ( shorturl.at/PfdAK ). Questa ha subito riscosso un certo interesse da parte dei media (a cominciare da un lancio dell’Ansa shorturl.at/wSAd7 ), e al momento in cui scrivo ha già raggiunto le 13mila firme. La motivazione spiega che Sammy Basso rappresenta «un esempio personale di santità cristiana e virtù», che «ha mostrato nella sua vita quello che significa essere un vero santo dei nostri tempi» e che «è stato un simbolo di luce per tutti, credenti e non credenti». La prassi della Chiesa, come ricorda su “La voce dei Berici” ( shorturl.at/OrhG0 ) suor Albarosa Bassani, “consultore storico” del Dicastero delle Cause dei santi, prevede, per acclarare quella «solida e salda fama di santità» che muove il vescovo ad aprire una causa di beatificazione, una «richiesta dal basso» che non può esaurirsi in un plebiscito online. Ma non c’è da stupirsi che, in questo nostro tempo, anche la Rete, pur con le sue caratteristiche (la velocità, la volatilità, l’emotività, l’anonimato), ne diventi un veicolo.
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