Su una nota rivista femminile, Gioia, una redattrice scrive di aver scoperto che «l'amore è un triangolo in cui il primo angolo è la sessualità, il secondo l'intimità e il terzo la progettazione». Tutto qui. Come conclusione si dice delusa per la sua povertà di contenuti, ma anche pienamente soddisfatta per la facilità della sua pratica e l'abbondanza del suo fascino. Ne trae, così, la decisione di praticare questa specie di amore attivamente e sulla base dei suoi tre angoli. Non si accorge che quel triangolo è vuoto: non c'è dono reciproco di sé, ma solo il proprio piacere, non c'è la gioia comune ma solo la soddisfazione come quando un pranzo ti riempie la pancia, infine non c'è un progetto di realizzare, in due, una nuova realtà umana tanto grande da trasformarla nel capolavoro di una nuova creatura con cui rendere permanente quella gioia vera che, forse e senza saperlo, la redattrice cercava e non trovava.
In molti giovani sembrerebbe che queste ricchezze siano e si producano in abbondanza. Invece, mentre la citata rivista veniva stampata e diffusa con il suo triangolo, il ragazzo della coppia di cui, in questi giorni, sono piene le pagine dei quotidiani e che credevano di essere ciascuno innamorato dell'altro, cioè di poterlo o poterla modificare secondo i propri gusti e la propria volontà, uccideva l'altra, chiamando a giustificazione l'"amore", questa volta, della sua famiglia. Voglio dire l'"amore" come possesso e come potere sull'altro. Altro che triangoli: l'"amore" come esercizio di una schiavitù e di una proprietà reciproche, che comprendono la vita. Un femminicidio come tanti altri omicidi.
Forse nessuno dei due lo sapeva, perché le scuole del cinema, della televisione, anche quella – oggi purtroppo frequente – della famiglia o delle coppie "civili" insegnano l'"amore" come qualcosa di assai simile a un triangolo molto, ma molto scaleno e squilibrato, anche se senza veri contenuti. Dov'è, allora, la sua gioia?
BINGO BONGO
Qualche giornale riflette sulle novità della lingua italiana che sembra in fase di europeizzazione. Qualche altro la usa per drammatizzare notizie e commenti. Ecco alcune palesi esagerazioni. Il Giornale: «La guerra tra cattolici» per la scelta di papa san Giovanni XXIII come protettore dell'esercito. La Stampa: «La rivolta dei prèsidi» per la vaccinazione degli scolari. La Repubblica: «I settori più arretrati dello schieramento cattolico... Mille suicidi l'anno per le nostre leggi spietate... Il volto peggiore di una distorta religiosità...». Il primato in questo campo è di Libero: «Capitale da buttare... Roma si blocca... Bus turistici in guerra... L'Euro fa talmente schifo... Saccheggiata la Lega» per il sequestro dei suoi fondi (euro non schifosi)... «Politici peggio degli uragani... Al governo meglio Bingo Bongo...» per la politica sui migranti. Razzismo a parte.
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