domenica 19 agosto 2012
Nelle poche settimane in cui questa rubrica è andata a respirare l'aria buona della campagna, il "bosone di Higgs" ha avuto nuova vita sui giornali per un motivo abbastanza palese: il timore che il suo nome popolare di "particella di Dio" potessecompromettere l'ateismo della scienza. È significativo di questo sconcerto che un filosofo della scienza come Telmo Pievani (Bicocca, Milano) abbia reagito scrivendo (MicroMega, n. 5) che «è bastato questo nomignolo a scatenare, a sud della Alpi, reazioni completamente fuori luogo [di] teologi e filosofi cattolici in prima linea nell'invocare immutabili (quanto impalpabili) metafisiche contro la presunta "relatività" della scienza». Con un po' di ingenuità, invece, l'astrofisica Margherita Hack, presidente onoraria dell'Uaar (Unione atei agnostici razionalisti), ha scritto sull'Unità (2 agosto) che, «poiché le particelle costituiscono l'intero universo materiale, io dico che il "bosone di Higgs" è veramente dio», aggiungendo subito che «del dio dei laici c'è davvero bisogno» nel senso, probabilmente, di una garanzia per la minoranza atea. Per la verità di «impalpabile» c'è solo l'inesistente scatenamento dei cattolici. Costoro, infatti, non ne hanno bisogno per il motivo che, in qualche modo, particelle di Dio ci sentiamo tutti: non solo perché parte della creazione, ma anche perché da Gesù Cristo abilitati all'accesso all'Eucaristia.LA "SHARIA" DEI VESCOVILo credevamo più serio, più rispettoso dei sentimenti e delle coscienze altrui. Invece Furio Colombo ha mostrato tutto il suo dispetto e disprezzo per i medici ospedalieri che si rifiutano di uccidere gli esseri umani nel grembo materno. Sono presi – scrive – «da un'improvvisa pandemia di religiosità» e applicano «la Sharia in versione papale», perché – afferma – utilissima alla carriera per il primariato. Questo accade «soprattutto a Roma […] a causa del papato in residence» e dove, in certi ospedali, «nessun medico se la sente di dispiacere al vescovo o di apparire indifferente al precetto religioso. Come a Kabul». Per di più il Comitato Nazionale di Bioetica «decreta che [questi medici] bisogna proteggerli» e offre loro «un vero e proprio implicito invito a entrare nel gruppo [degli obiettori] con un'implicita promessa evangelica: "beati gli ultimi", purché obiettori». Qualcuno dica a Colombo che, in nome della Sharia, a Kabul i taleban uccidono anche i bambini. Come certi medici nostrani.LA FEDE IN BIO«Credo in BIO» è (La Repubblica, venerdì 10) la professione di fede degli ecologisti convinti che «"vita-Bio"», con la maiuscola, sia «un modo di essere e di pensare», una «filosofia esistenziale», insomma una scelta fondamentale di vita. Niente di male, in sé, ma preoccupante quando la si esplicita così: «Vivere Bio, mangiare Bio, vestirsi Bio, "credere in Bio"» richiede una «conversione». «"Credo in Bio" non è soltanto un gioco di parole, ma un sentimento profondo che cambia la vita». Però la copertina del Venerdì di Repubblica afferma che «Bio è morto» a causa dei «troppi veleni messi in tavola». Povero Nietzsche, così bio-banalizzato… Basterebbe, per rispetto dei veri credenti, rinunciare a quella inutile, ma intenzionale b maiuscola…
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