giovedì 1 giugno 2017
Uno dei piani fondamentali della battaglia culturale contemporanea non riguarda i mille rivoli della diversificazione dei saperi, delle nozioni, dei singoli accadimenti, ma il metodo stesso di impostare il sapere. In particolare la progressiva inarrestabile tendenza alla specializzazione. Che definirei specializzazione a fondo cieco. Quella auspicata oggi è una specializzazione tale che riduce i confini del proprio campo d'azione fino ad estraniarlo completamente dallo stesso contesto per cui quella specializzazione esiste. Più diventa analitica, più distacca chi l' esercita da una ottica complessiva e quindi in definitiva dalla vera conoscenza. Si arriva al paradosso di specializzati di altissima qualità che sviluppano la capacità-volontà di giudizio di una cavia, intesa come quei topolini che vengo usati nei laboratori. Per come siamo fatti non si può scindere la analisi dalla sintesi. Pensiamo al corpo, che ritengo il simbolo fondante della realtà. Immaginiamo un viaggio verso l'interno, o almeno quello che comunemente pensiamo tale. Si passa dalla epidermide al derma al muscolo al tendine all'osso e via via fino dove possibile. Arrivati al termine non possiamo dire di conoscere il corpo. Conosciamo quel singolo tratto, che significa solo se stesso ma non il corpo nel suo intero. Se per caso ci viene in mente di assolutizzare quella conoscenza e definirla conoscenza del corpo, commettiamo un errore gnoseologico fondamentale. Prendiamo un grande abbaglio. Infatti il corpo è non solo l'insieme e le interazioni delle sue parti ma anche e forse di più, ad esempio, la somma dei gesti che quelle parti sono in grado di eseguire, che sono una sintesi, sommatoria relazionale di tutte le singole parti che intervengono. Questa somma non è una addizione aritmetica di elementi. È proprio un'altra cosa. La specializzazione esasperata è esattamente questo: un abbaglio e una castrazione. Funzionale certo a chi la gestisce, perché permette di avere eserciti di cavie che compiono il loro specifico dovere senza una vera capacità di visione complessiva. Ma sul piano umanistico trasforma le cavie in eunuchi della conoscenza. La specializzazione esasperata è il modo in cui si esercita un potere sulle persone selezionando i tecnici con una intelligenza topografica spinta ma eunuchi sul piano di una intelligenza di visione. Questo è la conseguenza di uno sviluppo orizzontale a comparti della propria competenza, e un po' come nei laboratori dove si lavora su progetti coperti da segretezza, ognuno lavora su un pezzo del progetto senza sapere nulla del resto. Lo sviluppo in questo caso giova solo al committente, ma il tecnico si alleva e allena dentro la propria alienazione. La cosa peggiore è che il sistema educativo è diventato fotocopia di quello produttivo. Separare, specializzare, compartimentare, dividere le competenze in una maniera a volte talmente ridicola che c'è da chiedersi quale sia la finalità. Oltre ad essere un danno enorme per l'individuo, questo modo di operare è un danno per il progresso stesso dei saperi. Certamente la differenziazione è importante, ma la eliminazione della comparazione, della osmosi tra le varie branche impedirà ad un certo punto il progresso effettivo dello scenario. Abbiamo infinite prove di come le grandi intuizioni non giungano dalla ossessiva ricerca in una unica direzione, ma da uno sguardo ampio e aperto alla contaminazione pur in una capacità specifica. La inversione di tendenza, se non viene suggerita dal sistema, spetta agli individui. Esercitando il proprio senso critico, non accontentandosi delle soluzioni preconfezionate da altri, ma attingendo dall'unica vera risorsa della conoscenza che è la propria domanda, il primo discrimine nella conoscenza della realtà.
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