In cosa consiste la fede? Blaise Pascal ha usato la categoria di «scommessa» per spiegare la natura dell'atto di credere: scommettere che Dio esiste e vivere come se Lui ci fosse. Questo darebbe un sovrappiù di umanità che non si annullerebbe anche nel caso in cui la fede in Dio si dimostrasse una vuota falsità. E quindi, concludeva il celebre filosofo e matematico, la scommessa sarebbe comunque vinta.
Qualcosa del genere è quello che compie il Joshua de Il vangelo secondo Pilato (San Paolo), meraviglioso romanzo che lo scrittore francese Eric-Emmanuel Schmitt dedica alla vicenda di Cristo. Un Gesù molto umano, quello di Schmitt, che matura pian piano la consapevolezza della propria identità divina. Un artificio letterario che qualche teologo ha guardato con un'alzata di sopracciglia, ma che serve al narratore per far maturare diacronicamente il proprio protagonista. Fino a quella notte prima di essere condannato in cui ripassa davanti agli occhi di Joshua tutta la sua vita. Compresa quella scommessa. E dice: «Rifarei la scommessa anche se questa sera mi assicurassero che ho torto. Perché se perdo, non perdo nulla. Ma se vinco, vinco tutto. E faccio vincere tutti». In quel «tutti» ci siamo anche noi, millenni dopo. Gesù ha scommesso sull'amore di Dio. E quella scommessa ci ha riscattato.
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