Chi è stato bambino negli anni '80 guardava a uomini come Dino Zoff e Gaetano Scirea come a dei padri autorevoli, uomini verticali (alla Giacinto Facchetti) da rispettare, ma soprattutto da ascoltare. Alla Juve, Dino e Gaetano hanno vinto tutto, in silenzio. Silenti e composti hanno alzato la Coppa al Mundial dell'82. «Ma ti rendi conto che cosa abbiamo combinato?», pare sia stata l'unica frase pronunciata da Scirea dopo la finale di Madrid, prima di augurare la buona notte al compagno, anche di stanza, Zoff. L'eleganza del "Gai" che avanzava dalla difesa con l'impeto del guerriero e lo stile del danzatore sulle punte. "Gai", il papà di Riccardo che in quelle notti di Spagna aveva cinque anni, ma ricorda di aver visto ogni partita alla tv («con Marco, il figlio di Zoff») di quella Nazionale che è stata forse l'ultima davvero di «tutti gli italiani». Scirea due maglie, l'azzurro e il bianconero, e una vita, interrotta in un tragico incidente in Polonia: aveva appena 36 anni. Tutta l'Italia quella sera ha pianto il suo libero gentiluomo. A sua moglie Mariella prima di andarsene Gaetano raccontò la vera molla di quella vittoria al Mundial al Bernabeu: «Alzai lo sguardo al cielo e vedendo la marea di bandiere tricolori ho sentito la responsabilità nei confronti di tutta quella gente venuta fino a Madrid, solo per noi». Scirea, insuperato maestro di stile e di responsabilità.
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