domenica 27 settembre 2020
L'estate è finita e per molti è tempo di riporre gli scarponi, debitamente bonificati. Se li ripongono, significa che li hanno usati. Che li hanno consumati e li consumeranno allo spasimo, cambiandoli solo quando non potranno fare a meno; perché agli scarponi ci affezioniamo; perché il loro è il classico esempio di consumo non consumistico e l'usa e getta non è concepibile; perché scarpone è la parolina di oggi ma anche la parola simbolo dell'estate del coronavirus, che cambiando in primavera la nostra vita ha indotto molti a cambiarla anche in estate. Molti, forse meno di quanti avremmo sperato, forse più di quanti era lecito attendersi. L'estate che finisce, la prima (speriamo anche l'unica) del coronavirus, è difficile da inquadrare. Alla crisi si sta reagendo in due modi: chi cerca di tornare esattamente al 2019, come se nulla fosse accaduto; e chi coglie l'emergenza Covid come una sciagura, certo, ma anche come un'opportunità. Per i primi, ogni cambiamento è negativo; per i secondi, il cambiamento può avere aspetti positivi. Quest'estate tantissimi hanno camminato. Alcuni lo facevano da sempre. Altri hanno cominciato. Un caso interessante, e un indizio del cambiamento, è il gruppo Facebook delle "Ragazze in gamba" (23mila iscritte e qualche) di Ilaria Canali. È un caso anomalo di gruppo social dai toni gentili. La cortesia è d'obbligo, proprio come sui sentieri dove, quando ci si incontra, ci si saluta. In tante, e in tanti, chiedono consigli essendo agli inizi. In altri gruppi verrebbero considerati con commiserazione dai "nonni": sei inesperto, non vali niente, sottomettiti. Ma lì no, tutto il contrario. La gentilezza – le eccezioni, si sa, confermano la regola – è normale ed è bello abituarsi ai modi cortesi in un ambiente, i social, in cui sono ampiamente evitati e chi non ringhia è perduto. Una frase Ilaria Canali ama ripetere ai nuovi: «Oggi è la relazione al centro di tutto, il nodo attorno a cui ruotiamo, e che in cammino si riesce a gestire e ci sta salvando». Occhio alla prima e all'ultima parola: relazione, salvezza. Ogni baumaniano (Zygmunt Bauman, sociologo polacco che fu professore a Leeds, una delle menti più lucide a cavallo del secolo) sa quale sia la sfida vera, reale, profonda dei nostri tempi: tra legami, relazioni e comunità da una parte; friabilità, individualismo e competizione dall'altra. Tra apertura alla spiritualità di qua, materialismo e dittatura delle merci di là. Tra società di produttori e società di consumatori. Ma che c'entrano gli scarponi e il camminare? La logica che sottostà al cammino è del tutto aliena dal consumismo. Sia chiaro, anche chi cammina consuma. Ad esempio le suole... Acquista scarponi e spende, ma li cambia quando si sfasciano, perché non gli passa per il cervello di cambiarli per capriccio. Spende, chi cammina, ma sobriamente. È specializzato non tanto in beni materiali, quanto in beni immateriali: colori, suoni, profumi. Bellezza. Ama perfino la fatica, se serve a fargli conquistare qualcosa di ineffabile. Chi cammina produce, appunto, esperienze e sensazioni e racconti che poi condivide, pure sui social, alimentando legami e costruendo relazioni. Anche chi cammina da solo? Certamente, purché sia disposto agli incontri, quasi sempre inaspettati. Qui, sui sentieri, insegue la salvezza. Non significa che sia sempre sereno, felice, realizzato e con l'anima priva di ombre e fantasmi. Ma cerca una soluzione del tutto originale. Assai spesso la trova. Con il decisivo contributo dello scarpone.
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